Gli animali che amano il buio
di Ugo Cirilli
Gli animali che amano il buio
“Because the night belongs to lovers”, canta Patti Smith in una famosa canzone dell’album “Easter”. “Perché la notte appartiene agli innamorati”. I veri protagonisti delle ore di buio, però, non sono esseri umani ma altre creature, che hanno la notte nel DNA: forme di vita forgiate da secoli di evoluzione per muoversi con grande disinvoltura nelle tenebre.
Sono gli affascinanti animali notturni, appartenenti alle specie più disparate. Mammiferi, rettili, insetti e uccelli accomunati da un aspetto: un’innata attrazione per la notte. Incontriamone alcuni per conoscerli meglio.
Sensi perfetti per la vita notturna
Diversi noti “nottambuli” del regno animale volano: ad esempio il gufo, la civetta, il barbagianni e il pipistrello. E, in genere, sono cacciatori silenziosi e dai sensi particolarmente sviluppati. Il piccolo mammifero alato ha un sistema davvero raffinato per muoversi nel buio: l’ecolocalizzazione. I pipistrelli emettono versi formati da suoni ad alta frequenza, analizzando poi il modo in cui questi vengono riflessi dall’ambiente. Riescono così a individuare prede e ostacoli.
Il gufo, la civetta e il barbagianni, invece, cacciano nella notte semplicemente grazie a una vista acutissima. Hanno occhi grandi, al cui interno si trovano in gran numero i neuroni detti “bastoncelli”, che aiutano anche noi a vedere quando l’intensità luminosa è bassa (la visione di scene ben illuminate è affidata invece ai neuroni chiamati “coni”). L’aspetto brillante degli occhi di alcuni animali notturni è dovuto al tapetum lucidum, una specie di “catarinfrangente naturale” posto dietro la retina, che aumenta la quantità di luce percepita. È presente anche nel gatto, il cui sguardo “luminoso” talvolta appare all’improvviso nell’oscurità.
Ad essere sacrificata, negli abitanti della notte, è semmai la percezione dei colori: un aspetto secondario, quando si agisce in condizioni di luce scarsa.
L’udito invece nei rapaci notturni è decisamente efficiente.
I sensi particolarmente acuti, in genere, sono una caratteristica comune alle varie specie di animali notturni, che volino o si muovano via terra. Rimanendo nella natura del nostro Paese, ad esempio, ci imbattiamo nel riccio, dall’olfatto finissimo e dalla notevole sensibilità tattile, e nel ghiro, con i suoi caratteristici grandi occhi. Quest’ultimo viene considerato erroneamente un animale pigro: di notte è molto attivo e si aggira agilmente in cerca di cibo, saltando anche da un ramo all’altro. La sua fama di “dormiglione” è dovuta soprattutto ai rumori che produce nel sonno, come se russasse: suoni facilmente udibili, tali da far credere un tempo che la bestiola oziasse quasi sempre.
Per imbatterci in altri campioni “nostrani” di adattamento al buio, non occorre inoltrarsi nei boschi. È facile anche nelle zone urbane avvistare il geco comune, un animale dagli occhi 350 volte più sensibili alla luce di quelli umani. Considerato a torto un “invasore” molesto, svolge in realtà una funzione utile: si ritiene che un adulto possa divorare fino a 200 zanzare in una notte!
Tutti conoscono il meraviglioso spettacolo delle lucciole, capaci di rischiarare l’oscurità. I piccoli coleotteri producono luce grazie a una reazione chimica, unendo l’ossigeno a una sostanza detta luciferina, presente nel loro corpo. L’obiettivo è permettere ai maschi e alle femmine di individuarsi nella notte. Forse Patti Smith non ha tutti i torti: “the night belongs to lovers” …
Nottambuli esotici
Essere attivi nelle ore notturne è una scelta che può rivelarsi davvero vincente, per evitare i pericoli e individuare le prede. Così, gli animali che lasciano la tana con il buio sono diversi, non solo nel nostro Paese. Tra le creature nottambule per noi esotiche troviamo, ad esempio, il leopardo nebuloso presente in alcune zone dell’Africa e dell’Asia e il Boa Constrictor, del Centro e Sud America, che non è attivo solo nelle ore buie. Sceglie queste ultime soprattutto per la caccia, sfruttando l’oscurità per sorprendere le prede e avvolgerle con la sua forza micidiale.
Meno minaccioso è sicuramente il Lemure, un primate del Madagascar dai grandi occhi, reso noto al grande pubblico da un famoso film d’animazione. Purtroppo è stato vittima di superstizioni e ritenuto dagli indigeni, per tanto tempo, una creatura spettrale portatrice di sventura; un pregiudizio analogo a quello che ha colpito la nostra civetta.
Non c’è niente di soprannaturale, come abbiamo visto, negli abitanti della notte: solo un’ennesima dimostrazione del grande ingegno della natura, capace di elaborare le più varie strategie di sopravvivenza.