Gli Scout: origine del movimento e diffusione in Italia
di Ugo Cirilli
Stranamente lo scoutismo o scautismo, movimento che pone molta attenzione ai valori della convivenza civile, vide la sua prima scintilla in una circostanza in cui quei valori saltano: la guerra.
Il fondatore degli Scout era Sir Robert Baden-Powell, generale e scrittore britannico che combatté in Sudafrica durante la rivolta del popolo Matabele e nella seconda guerra boera. Durante quelle drammatiche esperienze, si trovò ad applicare svariate tecniche di sopravvivenza nella natura selvaggia.
Nel corso della guerra boera Baden-Powell istituì squadre di giovani ausiliari addestrati al ruolo di vedette e postini, trasmettendo loro le nozioni per muoversi in sicurezza negli scenari naturali sudafricani.
Così, nella mente del generale iniziarono a delinearsi le basi di quello che sarebbe divenuto il movimento scout. Attratto fin da ragazzo dalla vita nei boschi, Baden-Powell aveva vissuto sulla propria pelle la durezza di un rigidissimo addestramento militare. Si fece così strada in lui l’idea di un’educazione nuova, informale e basata sul contatto con la natura.
Scrisse un libro sulla sopravvivenza, “Aids to scouting”, completando il suo background con le tecniche apprese dall’esploratore Frederik Russell Burnham. Il testo ebbe successo in particolare tra i giovani, tanto da convincere Baden-Powell a ideare un evento. Rientrato in Inghilterra, nel 1907 organizzò un campo estivo di una settimana sull’isola di Brownsea, accogliendo ragazzi di varia provenienza sociale.
Oggi è considerato il primo campo scout della storia, dove i partecipanti poterono apprendere nozioni pratiche di sopravvivenza nella natura. A quell’esperienza il generale fece seguire la scrittura di un nuovo libro, “Scoutismo per ragazzi”: un successo che gettò le basi del movimento scout. Il fenomeno crebbe oltre i confini nazionali già nel primo decennio del ‘900, con gruppi dal Cile alla Danimarca, dalla Svezia agli USA.
Presto nacque anche una sezione femminile, quella delle Guide o Guidismo che Baden-Powell istituì con la moglie Olave e la sorella Agnes. Oggi la maggior parte delle associazioni comprendono entrambe le sezioni, maschile e femminile.
Lo scautismo in Italia
In Italia lo scautismo approdò nel 1910 ed ebbe uno sviluppo inizialmente autonomo. Un giorno a Bagni di Lucca, località termale toscana frequentata anche da turisti stranieri, il maestro elementare Remo Molinari stava insegnando educazione fisica all’aria aperta ai suoi alunni.
Un gentleman inglese si fermò a osservarlo, poi si presentò: era Sir Francis Vane, un baronetto che aveva aderito all’associazione di Baden-Powell per poi uscirne, considerandola di stampo troppo militaresco. Dall’incontro tra Molinari e Vane nacque l’idea di lanciare un movimento scoutistico italiano: i REI, Ragazzi Esploratori Italiani.
La bandiera venne cucita da alcune donne locali, i bastoni erano manici di vanghe, ma le divise arrivarono da Londra. Il movimento attirò presto molte adesioni e i REI arrivarono anche a incontrare il Re Vittorio Emanuele. L’iniziativa durò solo qualche anno ma coinvolse varie città d’Italia, accrescendo l’interesse nazionale per lo scoutismo.
Con l’arrivo del fascismo il movimento scout venne vietato, perché i ragazzi dovevano aderire solo all’Opera nazionale Balilla. Sopravvisse però in maniera clandestina, nel cosiddetto periodo della “Giungla silente”. Nacquero formazioni segrete come le Aquile randagie di Milano, che sfidarono i divieti aiutando ebrei, perseguitati politici ed ex prigionieri a fuggire dall’Italia verso Paesi occupati dagli Alleati.
Con la fine della guerra gli Scout tornarono finalmente svolgere le loro attività senza più timori. La popolarità continuerà a crescere e negli anni ’70 il movimento si suddividerà in due grandi associazioni tuttora esistenti, l’AGESCI (Associazione Scout Cattolici Italiani) e la UIGSE-FSE (Unione Internazionale Guide e Scout d’Europa – Federazione dello Scoutismo Europeo). Oggi in Italia si contano oltre 70 federazioni e associazioni.
Lo spirito dello scautismo
È possibile comprendere l’approccio educativo dello scautismo dal testo di Baden-Powell, “Scautismo per ragazzi”. Suddiviso in 4 aree tematiche, “Salute e forza fisica”, “Formazione del carattere”, “Abilità manuale”, “Servizio del prossimo”, i capitoli hanno il nome di “chiacchierate”. Si vuole così sottolineare l’approccio informale con cui vengono affrontati vari argomenti: dalle tecniche per l’orientamento alla cucina, dalla conoscenza di piante e animali al senso civico.
Uno spirito che sopravvive ancora oggi assieme alla terminologia originaria per designare le fasce d’età: dai “lupetti” e “coccinelle”, i più giovani, a “esploratori e guide” e “rover” e “scolte”, i più grandi. Lo scautismo naturalmente si è aggiornato nel tempo, ad esempio abbandonando la consuetudine dei pantaloni corti anche quando le temperature sono rigide, e ampliando le attività a contesti diversi da boschi e montagne: esistono anche gli scout nautici e quelli che svolgono attività di servizio al prossimo nelle aree urbane.
Rimane solido un principio espresso da Baden-Powell: gli scout non subiscono rigide imposizioni, ma vengono stimolati alla crescita personale. “Lo scautismo” disse il generale “incoraggia dall’interno l’individuo a sviluppare da sé la propria personalità.”
Con una missione e una speranza, che ritroviamo anch’essa nelle parole del fondatore: “Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di come l’avete trovato”.