“Klimt. La Secessione e l’Italia”: una mostra a Palazzo Braschi
di Ugo Cirillli
Dal 27/10 a Roma, nelle sale del Museo di Palazzo Braschi, è possibile compiere un percorso appassionante nella vita e nelle opere di un artista simbolo della Secessione viennese, Gustav Klimt (1862-1918). L’esposizione “Klimt. La Secessione e l’Italia”, promossa dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, presenta oltre 200 opere del pittore austriaco e di altri esponenti della stessa corrente, prestate eccezionalmente dal Belvedere Museum di Vienna, dalla Klimt Foundation e da alcune collezioni pubbliche e private. L’evento offre inoltre l’opportunità di ammirare un’interessante ricostruzione hi-tech di alcuni dipinti perduti.
Klimt: dai primi successi alla ricerca stilistica
Nato nel 1862 a Baumgarten, Gustav Klimt mostra presto un’attitudine per gli studi artistici. Frequenta la scuola d’arte interessandosi a varie tecniche, dalla pittura alla ceramica. La sua abilità e il suo gusto diventano presto noti, tanto che a soli 28 anni l’artista viene chiamato a realizzare importanti decorazioni al Kunsthistorisches Museum di Vienna, il museo di storia dell’arte. Figure tra simbolismo e sensualità che mostrano già alcuni tratti distintivi del suo stile, realizzate da Klimt assieme al fratello Ernst e all’amico Franz Matsch.
Insignito di una benemerenza dall’imperatore Francesco Giuseppe e divenuto membro onorario delle Università di Monaco e Vienna, Klimt inizia tuttavia ad allontanarsi dallo stile accademico e dai canoni estetici in voga. Assieme ad altri artisti fonda la Secessione viennese: un movimento che abbandona il realismo per introdurre elementi simbolici e tratti particolari, geometrici o quasi surreali, onirici.
Nacquero così alcune delle più famose opere di Klimt, il cui percorso toccò anche l’Italia: una connessione al centro della mostra di Roma. Nel 1903 l’artista visitò Ravenna ammirando i mosaici bizantini, che ispirarono alcuni dei suoi celebri dipinti come “Il bacio” e “Giuditta I”. Non fu l’unico viaggio nel nostro Paese di Klimt, che si recò ad esempio a Venezia, a Pisa, a Roma e sul Lago di Garda. Nella mostra di Palazzo Braschi sono esposte anche alcune cartoline autografe del pittore, testimonianze delle esperienze italiane che ne influenzarono lo stile.
Il legame con l’Italia avrebbe portato Klimt a partecipare a importanti manifestazioni nazionali. Nel 1910 espose alla Biennale di Venezia, nel 1911 vinse il Premio dell’Esposizione internazionale di Arte di Roma. Con le sue figure raffinate e misteriose, l’artista era ormai celebre. Continuava comunque a cercare nuove ispirazioni, interessandosi al movimento dell’Espressionismo. Nel frattempo conduceva una vita sentimentale irrequieta, con molteplici relazioni. Spiccava però un grande amore che l’avrebbe accompagnato per tutta la vita: la stilista Emilie Flöge. Quando Klimt venne colpito dalla polmonite e da un ictus nel 1918, durante la pandemia di influenza spagnola, è a lei che volle rivolgere un ultimo saluto prima di morire.
Dalle opere celebri ai capolavori perduti
La mostra di Roma permette di ammirare straordinarie opere, compresi alcuni dei più celebri dipinti di Gustav Klimt. Tra questi “Giuditta I”, raffigurazione della donna ebrea che, secondo la Bibbia, sedusse e uccise il condottiero nemico Oloferne. La Giuditta del pittore austriaco ci osserva con un’espressione misteriosa, sensuale e sottilmente ironica, un sorriso vago esaltato dallo sfondo dorato che contrasta con i capelli scuri. Tra le opere esposte anche il “Ritratto di signora” del 1916-1917, che ha una storia singolare. Custodito alla Galleria Museo Ricci Oddi di Piacenza dal 1925, nel 1996 fu oggetto dell’intuizione di una studentessa maturanda, Claudia Maga: sotto gli strati di colore si nascondeva un altro dipinto di Klimt ritenuto perduto, “Ritratto di ragazza”. Accurate analisi avvalorarono l’ipotesi: a quanto pare l’artista aveva modificato il soggetto, cambiandone l’abbigliamento e l’acconciatura e raffigurando la stessa persona in età diverse.
Alle opere di Gustav Klimt si aggiungono quelle di altri esponenti della Secessione viennese, oltre alla ricostruzione dei celebri Quadri delle Facoltà, che l’artista realizzò per l’Università di Vienna. Tre raffigurazioni allegoriche che dovevano rappresentare la Medicina, la Giurisprudenza e la Filosofia, ma vennero rifiutate perché troppo anticonvenzionali, tra nudi e apparizioni surreali. I dipinti, acquistati da August Lederer e Karl Wittgenstein, sostenitori di Klimt, andarono distrutti in un incendio durante la Seconda Guerra Mondiale. Oggi sono stati ricostruiti digitalmente attraverso testimonianze come foto e articoli di giornale, grazie alla collaborazione tra il Belvedere di Vienna e il team di Google Arts & Culture Lab. Possiamo così ammirare opere che all’epoca ebbero un effetto dirompente.
La mostra, visitabile fino al 27/03/2022, si presenta quindi davvero varia e interessante, per chiunque ami la pittura di Klimt e l’arte in generale.
Klimt. La Secessione e l’Italia
Museo di Roma, Palazzo Braschi
27/10/2021 – 27/03/2022
Curatori Franz Smola, Maria Vittoria Marini Clarelli, Sandra Tretter