Le città fantasma cinesi, dove regna l’attesa
di Ugo Cirilli
La città è grande, moderna, con alti grattacieli che svettano verso il cielo e strade spaziose. Qualcosa di insolito e di inquietante, però, colpisce subito il visitatore: non sembra esserci vita. Tutto è avvolto da un silenzio surreale. Cos’è successo?
Scenari del genere sono stati ipotizzati dai romanzi e dai film di fantascienza: il “day after” di qualche calamità, che ha spopolato un centro abitato. Eppure, è possibile vivere un’atmosfera simile anche nella realtà. Più precisamente in Cina, tra le vie di una delle cosiddette “città fantasma”.
Progetti ambiziosi e dubbi
Di cosa si parla esattamente, alludendo alle città fantasma cinesi? Chi pensa ai resti di antichi villaggi o a leggende e superstizioni, è completamente fuori strada.
Le “ghost town” di oggi sono moderni insediamenti nati da progetti ambiziosi, dotati di architetture all’avanguardia ma… vuoti o quasi. In Cina il settore immobiliare continua a edificare abitazioni, spingendosi a creare veri centri urbani dal nulla, ma gli esperti lanciano un allarme. Sembra che il totale degli edifici esistenti, infatti, possa ospitare un numero di persone doppio rispetto alla popolazione attuale del Paese.
Ecco perché oltre 50 milioni di unità abitative sono vuote, come ha stimato uno studio guidato dal prof. Li Gan, docente delle Università di Chengdu e del Texas. Così alcuni dei nuovi, modernissimi centri urbani rimangono spopolati. Animati per lo più dagli operai al lavoro e dal personale (manager, polizia) che gestisce città… quasi senza cittadini.
Il Business District semideserto e altri casi
Un esempio del fenomeno è il cosiddetto Central Business District di Yujiapu, nei pressi di Tianjin: una nuova cittadina dall’aspetto futuristico, a partire dalla bellissima stazione ferroviaria dal design a cupola trasparente, ampia e luminosa.
Alcuni giornalisti italiani hanno avuto modo di visitarla nel 2017, documentando una situazione surreale: strade semideserte, cantieri, un modernissimo centro commerciale vuoto ad eccezione del personale. Un quadro straniante per quello che dovrebbe essere un distretto economico di primo livello. I funzionari delle autorità locali hanno parlato di un progetto a lungo termine, che si svilupperà nel tempo anche grazie alla “Free Trade Zone pilota”, l’area commerciale libera. E rifiutavano fermamente la definizione di “gui cheng”, ossia “città fantasma” in mandarino.
Nel 2019, però, il New York Times ha riferito che 4/5 degli uffici sarebbero ancora vuoti e alcuni cantieri sembrano momentaneamente in “stand by”, con scheletri di edifici incompiuti.
Quello di Yujiapu non è l’unico esempio, anche se è sicuramente uno dei più emblematici. Ordos, nella Mongolia cinese, è stata progettata prevedendo 1 milione di abitanti, ma sembra sia occupata solo al 3 %. Il fotografo Raphael Olivier ha documentato le sue maestose e modernissime architetture, che troneggiano quasi surreali nei grandi spazi urbani semivuoti. Pare che la città stia decollando, seppure lentamente; quel che rimane certo, per ora, sono gli enormi investimenti assorbiti dal progetto.
Una sorte migliore è toccata a Tianducheng, una delle più azzardate imprese architettoniche: una “replica di Parigi” con tanto di Tour Eiffel, ultimata nel 2007. Nata per ospitare almeno 10.000 abitanti e ampiamente disabitata fino al 2013, dal 2014 si è popolata arrivando a 30.000 residenti.
È proprio questa la speranza degli amministratori urbani dietro ai principali progetti: assistere a un aumento della cittadinanza nel lungo periodo. Intanto, si accende il dibattito tra i fautori della nuova urbanizzazione e una comunità di esperti, preoccupati per il fenomeno. Temono un sistema che, pur giovando nel presente all’industria edile, lasci al Paese un’eredità di “non luoghi” vuoti e costosi. E tra le strade delle città fantasma si respira l’attesa di un avvenire, al momento, solo immaginato.