Il Capodanno cinese
di Ugo Cirilli
San Silvestro e Capodanno: cenoni con le immancabili pietanze come le lenticchie, brindisi, balli… adesso, lasciamo svanire le immagini familiari e prepariamoci a scoprire un’idea diversa della celebre ricorrenza: il Capodanno cinese. Una tradizione che quest’anno purtroppo non sarà celebrata a Pechino, a causa del virus che ha provocato 25 vittime in Cina.
In cosa differisce dal nostro capodanno la versione orientale? Potremmo dire in tutto, tranne che nello spirito di festa e di speranza. Per iniziare, spostiamo l’arrivo del nuovo anno sul calendario. Non più il primo gennaio, ma una data variabile tra il 21 gennaio e il 19 febbraio. Il Capodanno in Cina, infatti, viene ancora calcolato in base al calendario lunisolare, in uso nel Paese fino al 1912: ogni mese inizia con una fase di Luna nuova.
Rispetto al nostro Capodanno, non cambia solo la collocazione temporale ma anche la durata: le celebrazioni occupano l’arco di due settimane consecutive. Si tratta di una ricorrenza molto sentita, i cui tempi sono scanditi da precise ritualità e usanze dalle origini remote.
Da un’antica leggenda…
È opinione diffusa che il Capodanno cinese, detto anche Festa di Primavera,v nasca da un’antica leggenda. Si narra che un tempo i cinesi fossero minacciati da un mostro chiamato Nian, che viveva nascosto sui monti o negli abissi marini. Solo a primavera, o meglio nel periodo dell’attuale Capodanno cinese, lasciava la tana per uccidere e divorare esseri umani. La leggenda racconta che, per difendersi dalla terribile creatura, la si dovesse spaventare con rumori forti e con il colore rosso. Traccia di questo mito potrebbe essere ancora evidente nella folkloristica Danza del Leone, eseguita in Cina a Capodanno e in altre ricorrenze. Due o più danzatori si nascondono in un costume che rappresenta un grande animale peloso, al quale danno “vita” con movenze particolari. La creatura sarebbe stata ispirata originariamente dal Nian.
… alla modernità
Proprio dall’usanza di mettere in fuga il mostro deriverebbero due tradizioni tuttora in voga nel Capodanno cinese: utilizzare quanto più possibile il colore rosso, dagli addobbi che decorano le case all’abbigliamento e far esplodere rumorosi fuochi artificiali.
Nei giorni precedenti, i cinesi provvedono a una scrupolosa pulizia della casa: la pratica ha anche un valore simbolico, “ripulire” gli ambienti domestici dalla cattiva sorte e dai ricordi spiacevoli dell’anno che sta finendo. La sera della vigilia le famiglie si riuniscono per una cena a base di pietanze tradizionali, in cui abbonda il pesce. Le giornate successive sono contraddistinte da diverse usanze. Il Capodanno è dedicato al saluto alle divinità e, in quella data, riaffiorano tracce del mito del Nian: nel pomeriggio si svolgono sfilate con la Danza del Leone, la sera spettacoli pirotecnici. Durante la giornata, inoltre, i cinesi considerano importante recarsi in visita ai parenti stretti e agli amici più cari.
Il giorno seguente le spose tornano a trovare i genitori che, secondo le tradizioni, possono incontrare solo occasionalmente; inoltre, si prega in ricordo dei defunti accendendo candele come avviene nel nostro 2 novembre. La commemorazione prosegue nelle due giornate successive, in cui il clima festivo appare sospeso: le persone solitamente rimangono a casa, soprattutto se hanno perso un congiunto negli ultimi anni. Tutt’altra atmosfera caratterizza il quinto e il settimo giorno: vengono celebrate rispettivamente la divinità cinese della ricchezza, con l’apertura di negozi e centri commerciali e il Renri, la creazione dell’uomo. Due eventi associati a specifici piatti tradizionali: nella prima occasione si consumano i Jiaozi, ravioli di carne o verdura, nella seconda lo Yusheng, un’insalata di pesce crudo. Da citare anche il nono giorno, dedicato al Re del Cielo e il quindicesimo. In quest’ultima ricorrenza ha luogo un evento molto pittoresco, la Festa delle Lanterne: grandi e piccole, riccamente decorate e dai colori accesi, accendono i luoghi pubblici in un tripudio di luci. Anche tale occasione vede protagonista una pietanza tradizionale, il Tangyuan, una pallina di riso che può essere dolce o salata. Si concludono così due settimane di festa: successivamente, gli addobbi vengono rimossi ritornando alla routine quotidiana.
Il Capodanno cinese in Italia
Se quest’anno la Cina affronta purtroppo un’emergenza sanitaria, le comunità cinesi in Italia si preparano a celebrare la ricorrenza, come da consuetudine. A Roma, ad esempio, il 2 febbraio il Capodanno sarà festeggiato con un corteo da Piazza dell’Esquilino a Piazza San Giovanni.
A Milano le celebrazioni iniziano il 25 gennaio, data in cui seguendo l’antico calendario si entra nel nuovo anno, detto Anno del Topo. La tradizione cinese, infatti, assegna a ogni anno il nome di un animale, in una sequenza dodecennale. In città saranno dedicate al Capodanno tutte le vetrine di Via Montenapoleone, che accoglierà anche la mostra fotografica di Aldo Fallai “Living in Shangai”. L’installazione di un grande topo, inoltre, svetterà all’angolo tra Corso Como e Viale Pasubio. Un auspicio simbolico anche per il mondo del business, perché il roditore, nello zodiaco cinese, rappresenta la prosperità.
Un Capodanno cinese all’insegna della storia antica ha luogo invece al MANN, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Dal 24 gennaio al 10 febbraio, è possibile ammirare quattro preziose statuette in bronzo dell’Antica Roma a forma di topo, mai esposte prima.
Diverse saranno le occasioni per vivere il Capodanno cinese in Italia; del resto, quando si tratta di festeggiare e alimentare insieme la speranza per l’anno nuovo, l’umanità si ritrova unita oltre le differenze culturali.