Professione presentatore televisivo
di Ugo Cirilli
Ironico e scanzonato o serio e autorevole, lo stile del presentatore televisivo varia a seconda del programma. Ciò che non cambia è il ruolo di questa figura: rappresentare il tramite tra noi spettatori e la trasmissione, farci sentire partecipi di quanto accade in studio.
Un presentatore o una presentatrice di grande esperienza, rivolgendosi alla telecamera, sembra parlarci mentre sediamo comodamente sul nostro divano. Come se non esistessero barriere tra il pubblico e il set televisivo.
Una colonna portante della tv
La storia della figura del presentatore va di pari passo con quella della televisione, di cui rappresentò presto un elemento chiave. Se la tv ha contribuito all ’unificazione linguistica dell’Italia, prima divisa dai dialetti regionali, ciò è accaduto anche grazie agli storici conduttori. Tra questi troviamo volti notissimi, come Corrado (che nel ’49 presentò la prima trasmissione tv italiana) e Mike Bongiorno. Un caso emblematico del ruolo “didattico” della televisione è stato quello del docente Alberto Manzi, che con la fortunata trasmissione “Non è mai troppo tardi” (1960-1968) favorì l’alfabetizzazione degli adulti.

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Dagli anni ’80 andò affermandosi una tv più commerciale e legata all’intrattenimento. Il ruolo del presentatore rimase comunque centrale, perché si rafforzò l’idea di abbattere la separazione tra programma e spettatori. Questi in alcuni casi venivano invitati a intervenire, magari telefonando in studio. Anche lo stile delle trasmissioni iniziò a mirare all’idea di “far sentire a casa” chi seguiva: ne è un esempio “Pronto, Raffaella?” condotto da Raffaella Carrà, con il set che ricordava un appartamento e il pubblico che partecipava ai giochi telefonicamente.
Il presentatore oggi: come intraprendere questo mestiere?
Il panorama televisivo attuale è piuttosto vario, per quanto riguarda gli stili di conduzione: dall’ approccio familiare e rassicurante associato a personaggi come Gerry Scotti, Antonella Clerici, Carlo Conti e il compianto Fabrizio Frizzi, all’ impostazione autorevole ma non priva di ironia di Daria Bignardi, al brio pop di Alessandro Cattelan. Il primo passo per chi desideri affacciarsi a questa professione affascinante, quindi, è capire per quale tipo di programmi ci si senta portati. Il conduttore di un talk show d’attualità, presumibilmente, dovrà essere calmo, preparato sulle tematiche trattate, pronto a moderare con equilibrio un dibattito talvolta acceso. Al presentatore di una trasmissione d’intrattenimento sarà richiesto un approccio più “frizzante”, con spiccate doti d’ironia e autoironia.

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Fatta questa premessa, quali sono i percorsi di formazione nel settore e i consigli per gli aspiranti volti tv?
Per quanto il conduttore televisivo non sia un attore, un corso di recitazione può essere molto utile. Anche nella conduzione tv, infatti, sono fondamentali aspetti come la presenza scenica, la modulazione della voce e la gestualità.
Esistono poi corsi di formazione specifici per la professione, ai quali approcciarsi pensando allo stile che vogliamo sviluppare. Anche un semplice corso di dizione può rivelarsi utile, ad esempio se sentiamo di avere un forte accento regionale. I corsi di public speaking, l’arte di parlare in pubblico, sono un’altra opzione da considerare: solitamente spaziano dalla sfera del controllo vocale e della gestualità, alle tecniche per un’esposizione chiara e coinvolgente degli argomenti.
Una risorsa interessante di cui disporre è lo showreel, una serie di registrazioni audio o video in cui mostrare le proprie abilità di conduttore. Presentarle in occasione di un casting può fornire ai selezionatori un elemento in più per la valutazione.
Infine, non possiamo trascurare l’importanza del web e dei social media per farsi conoscere. Al giorno d’oggi si contano diversi esempi di personaggi “nati online” e approdati, in seguito, alla radio o alla tv.