Stile Animalier
di Virginia Torriani
È uno look che non conosce stagioni: lo stile animalier, in ogni sua trasformistica declinazione, è ormai un vero e proprio evergreen della moda. Di più, si potrebbe dire un classico. Se infatti per un certo periodo viene considerato un trend audace, riservato a chi vuole vestirsi per provocare, oggi più che mai è capace di integrarsi alla perfezione con gli outfit più rigorosi, aggiungendo grinta senza risultare eccessivo.
La prima comparsa del “regno animale” in quello della moda si deve a uno dei suoi imperatori, Monsieur Christian Dior, che nel febbraio del 1947 fece sfilare a Parigi la sua prima collezione, tra cui spiccavano ben due capi imprimé panthère, l’Africaine e il Jungle. Lo stile venne ripreso poi da Yves Saint Lauren, che utilizzava tessuti e stampe “sauvage” anche per confezionare abiti da giorno. Negli anni ’50 e ’60 l’animalier è nelle pellicce, vero e proprio must have dell’epoca: il manto pregiato è semplicemente IL capo invernale per eccellenza. Solo a partire dagli anni ’70 l’animalier diventa lo stile iconico dell’anticonformista: stilisti come Ken Scott e Gianfranco Ferré utilizzano stampe e texture in nuove e moderne combinazioni. Negli anni ’80 saranno invece Roberto Cavalli e Versace a reinterpretare l’animalier in chiave glam rock: camicie in seta, jump suit, caftani hanno imperversato giorno e notte per uno dei decenni più ruggenti della storia. Poi negli anni ’90 il declino: l’animalier diventa sinonimo di trash… Almeno fino a qualche anno fa, quando si è avuta finalmente la sua riabilitazione.
In effetti non c’è proprio alcuna ragione per bandire questo stile dal guardaroba. Basta seguire qualche semplice indicazione.
La parola d’ordine è dosare. Tra risultare sofisticate o, viceversa, di cattivo gusto spesso il passo è breve e sta in un qualcosa di troppo: una texture, un volume, un abbinamento mal assortito. Certamente si tratta di una fantasia che si fa notare: se volete andare sul sicuro combinatela solo ad un altro colore, il nero su tutti. E comunque la regola vuole al massimo due capi animaler per outfit: essenziale che sappiano bilanciarsi, anche per contrasto, tra loro. A ogni regola c’è poi la sua eccezione: il total look funziona ed è fashion, ma è difficile da portare; se non lo sentite vostro al 100% lasciatelo alle modelle.
Per le più prudenti il consiglio è quello di iniziare da un accessorio: una borsa, un foulard, un cappello, un paio di scarpe. Meno impegnativi di una giacca o un pantalone, riescono comunque a vivacizzare il look, diventandone di fatto protagonisti, senza però impadronirsi della scena.
Ci sono poi stampe più o meno impegnative. Il leopardato e il maculato sono ormai sdoganati h24, persino per occasioni formali. Lo zebrato è perfetto per chi si sente a suo agio con uno stile optical un po’ anni ’70. Il pitonato si vedrà molto in giro la prossima stagione: questo rappresenta sicuramente un vantaggio, ma attenzione alla qualità dei materiali; con questo genere di fantasie tessuti, filati e similpelle scadenti non perdonano! Più difficile invece indossare un motivo pezzato o stampe virate in colori accesi come rossi e fluo, che pure vanno di gran moda, ma si prestano forse meglio ad essere indossate dalle giovanissime. Se proprio non sapete resistere al trend della stagione optate per outfit sportivi, dove tocchi neon e ironici possono essere distribuiti letteralmente da capo a piedi con sneakers, leggins, marsupi, felpe e cappellini.