Abbigliamento termico
di Virginia Torriani
C’è chi crede che siano ad uso esclusivo degli sportivi e chi invece, conoscendoli, non ne può più assolutamente fare a meno e li indossa anche sotto gli “abiti civili” in città. Stiamo parlando degli indumenti termici, capi discreti e confortevoli, che promettono di mantenere il corpo caldo anche quando le temperature scendono sotto zero.
Se una volta c’era la maglietta della salute insomma, oggi ci sono intere linee di “abiti da sotto”, che, sfruttando il potere di particolari fibre e tessuti altamente tecnologici, si rivelano preziosi alleati per tutte quelle persone più o meno freddolose o impegnate in attività all’aperto: calze e calzini, maglie a maniche corte e lunghe, a girocollo o a collo alto, body, leggins e calzamaglie.
Intere linee di abbigliamento che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non sono fatte di capi in lana o pile, spessi e pesanti; bensì di indumenti molto sottili, per un effetto seconda pelle.
Si tratta a tutti gli effetti di veri e propri concentrati di tecnologia: i materiali in cui sono prodotti questi capi hanno infatti la caratteristica di catturare il calore e il vapore naturalmente prodotto dal nostro corpo e impedirne la dispersione all’esterno. È una continua reazione in risposta alla nostra fisiologica produzione di calore: il materiale in cui sono prodotti questi indumenti è in grado di trasformare le micro-gocce di vapore acqueo che evaporano naturalmente dal nostro corpo in energia termica, trattenendo allo stesso tempo l’aria calda imprigionata fra le fibre. Tutto ciò ha un effetto finale complessivamente “riscaldante” oltre che una costante sensazione di asciutto anche in condizioni di sbalzi di temperatura e umidità.
Tra le tecnologie più note per la produzione di questo tipo di capi di abbigliamento ce n’è una giapponese chiamata HeatTech, che unisce materie prime sintetiche e naturali per garantire uno straordinario potere riscaldante. Il segreto di questa specifica tecnologia starebbe nell’utilizzo di alcuni oli essenziali vegetali, che verrebbero microincapsulati e inseriti nelle fibre stesse del tessuto: in particolare sarebbero l’olio di Camellia – già ampiamente utilizzato nella cosmetica per le sue peculiari proprietà idratanti, antisettiche e cicatrizzanti – e l’olio di Argan – anch’esso impiegato nell’alimentare e nell’industria della bellezza per il suo effetto emolliente – a conferire agli indumenti queste straordinarie qualità termiche.
La fibra arricchita di questi oli microincapsulati verrebbe poi filata assieme ad altre fibre estremamente sottili come il Poliestere, l’Acrilico, il Rayon e lo Spandex. Dall’intreccio di questi materiali risulta infine una maglia estremamente morbida, sottile ed elastica, che oltre al tepore offre massima libertà di movimento, tanto appunto da poter essere indossata come capo intimo o per l’attività sportiva.