I cani della prateria: grandi comunicatori
di Ugo Cirilli
I cani della prateria: grandi comunicatori che a dispetto del nome, non sono cani. Parliamo di roditori del Nord America, lunghi circa 30 cm e appartenenti alla famiglia degli sciuridi, la stessa degli scoiattoli. E il loro aspetto ricorda infatti vagamente questi animali, o le marmotte. Il nome con cui sono conosciuti deriva dal verso che emettono in caso di pericolo, simile al latrato del cane.
Una vita sociale complessa
Questi animali hanno una vita sociale particolarmente interessante. Vivono in colonie formate da varie “famiglie”, ognuna delle quali conta un maschio, alcune femmine e diversi cuccioli. I nuclei scavano tane ravvicinate, una vera rete di cunicoli sotterranei. Formare grandi gruppi permette a questi animali di difendersi meglio dai predatori, avvistandoli per tempo e dando l’allarme agli altri componenti della colonia. Per questo utilizzano una varietà di versi che formano un vero e proprio linguaggio. Sembra infatti che con circa 25 suoni diversi riescano a comunicare quale predatore si sta avvicinando, le sue dimensioni e la distanza. Secondo gli scienziati, si tratta del più complesso linguaggio animale mai decodificato per ora. Da alcune ricerche, inoltre, pare che le cinque specie di cani della prateria parlino cinque “lingue” diverse ed esistano addirittura lievi differenze tra colonie, come “dialetti” locali.
Il “bacio”
La complessa socialità di questi roditori non si limita al “linguaggio”. Comune tra loro è un saluto che ricorda il nostro bacio. La ricercatrice Jennifer Verdolin dell’Università dell’Arizona ha studiato i cani della prateria per vent’anni, scoprendo che le colonie non sono strutturate gerarchicamente. Non ci sono esemplari dominanti e lo scambio di “baci” dimostra che il rapporto è particolarmente stretto. Il bacio è un vero indicatore della socievolezza: alcuni compiono questo rituale solo con pochi simili, altri con tutti. Capita anche che un cane della prateria baci un elemento di un’altra colonia, come se volesse dimostrare intenzioni pacifiche ed evitare il rischio di scontri.
Animali a rischio
Ci siamo soffermati sulle abitudini comunicative di questi piccoli mammiferi, sicuramente la caratteristica più sorprendente. Come si svolge, per il resto, la loro vita? Sono animali erbivori che si rifugiano nelle tane, profonde anche 5 m e lunghe fino a 30 m, per sfuggire ai predatori o alle condizioni meteo non ottimali. I maschi possono mostrare tendenze aggressive durante il periodo degli accoppiamenti, quando competono per le femmine, ma per il resto dell’anno i cani della prateria si comportano in maniera pacifica e, come abbiamo visto, molto socievole.
Purtroppo nel loro ambiente naturale sono da molto tempo vittime di una caccia indiscriminata. Gli allevatori li considerano un pericolo, perché contendono l’erba alle mandrie e possono rendere instabile il terreno. Così, a oggi si stima in poche centinaia di migliaia di esemplari la popolazione della specie dalla coda nera, mentre le altre sono addirittura a rischio estinzione. Se aggiungiamo alla caccia il pericolo derivante dall’urbanizzazione, con la distruzione dell’habitat, il quadro appare ancora più preoccupante.