Amedeo Modigliani, 100 anni dalla scomparsa del grande artista
di Ugo Cirilli
Nel 1884 nasceva a Livorno un personaggio che avrebbe cambiato la storia dell’arte novecentesca, tanto spiazzante nello stile di pittura quanto nello stile di vita: Amedeo Modigliani. Ultimogenito di una famiglia ebraica un tempo benestante, che al momento della sua nascita attraversava seri problemi economici, fin dall’adolescenza si dimostrò di salute cagionevole. Colpito più volte dalla polmonite, il giovane Modigliani si trovò spesso confinato in casa e fu costretto a effettuare alcuni soggiorni curativi a Capri. In lui, però, ardeva una fiamma potentissima: la passione per l’arte.
Apprese le prime basi della pittura nello studio di Guglielmo Micheli, apprezzato artista e allievo di Giovanni Fattori, che Modigliani conoscerà personalmente. Proseguì la formazione artistica a Firenze e a Venezia, per poi trasferirsi a Parigi a soli 22 anni: la capitale francese era un importante centro di avanguardie pittoriche, dove si respirava l’influenza di personalità come Paul Cézanne e Pablo Picasso. Modigliani entrò in contatto con questi e altri artisti e visse pienamente il clima culturale del periodo, pagando però il prezzo di un’esistenza turbolenta e precaria.
Con esigui guadagni, costretto a contare spesso sulla famiglia, arrivò perfino a dipingere per pagarsi da bere. Cadde in una spirale di eccessi comuni ad altri artisti dell’ambiente, peggiorando tra alcool e oppiacei un carattere già impulsivo. Una sera, in preda all’ ebbrezza, litigò con il collega Maurice Utrillo arrivando alla rissa, finché i due crollarono addormentandosi per strada abbracciati.
I vizi minarono ulteriormente la salute delicata del pittore, che già nel 1900 aveva i sofferto i primi sintomi della tubercolosi.
In un quadro così drammatico, si sviluppò però uno stile artistico unico, senza eguali. L’artista iniziò a dipingere le sue celebri figure umane dal collo allungato e dal volto affusolato, eleganti e misteriose. Una caratteristica ricorrente dei suoi ritratti è l’assenza di pupille: un elemento simbolico che rappresenta l’intento dei personaggi di osservare la propria interiorità, anziché soffermarsi sulla realtà esteriore.
Fu proprio Modigliani a dare questa spiegazione, quando ritrasse l’amico pittore Léopold Survage con un occhio raffigurato in maniera più classica e uno, invece, “assente”. Interpellato sulla scelta stilistica, rispose: “Ti ho ritratto così perché con un occhio guardi il mondo, mentre con l’altro guardi dentro di te”.
In un’altra occasione, pare che abbia detto di non voler rappresentare gli occhi, finché non avesse davvero compreso l’animo umano.
Uno stile così originale nacque anche dall’ interesse del pittore per l’arte africana e le sue tipiche maschere, un’influenza che manifestò sia dipingendo che nella scultura.
La sua creatività produsse opere intense e memorabili, come i ritratti degli amici e delle compagne Beatrice Hastings e Jeanne Hébuterne. Quest’ultima, pittrice e modella, fu il vero, grande amore di Modigliani, nella sua vita sentimentale inquieta tra relazioni e amanti occasionali. Con la Hébuterne il pittore convisse ed ebbe una figlia. La loro relazione andò però incontro a un tragico epilogo.
La salute dell’artista, aggravata dallo stile di vita, peggiorò drasticamente nel 1920 quando si ammalò di polmonite e di meningite tubercolosa. La malattia lo portò alla morte il 24 gennaio, all’età di soli 36 anni. Il giorno successivo Jeanne non resse al dolore e si tolse la vita, gettandosi da una finestra al quinto piano. Era incinta del loro secondo figlio.
Amedeo Modigliani è sepolto assieme a lei nel cimitero parigino del Père Lachaise. Il suo successo è stato soprattutto postumo: l’unicità del suo stile, che sfiorò movimenti come il Cubismo senza farsene mai assorbire, oggi è rinomata. Amara ironia della sorte, per un pittore che visse in condizioni precarie, Modigliani è attualmente uno degli artisti più quotati al mondo.
Le celebrazioni
Quest’anno, nel centenario dalla scomparsa di Modigliani, varie iniziative hanno ricordato e celebrato il suo contributo all’arte novecentesca. Livorno gli ha reso omaggio con diversi eventi, come la mostra “Modigliani e l’avventura di Montparnasse” (24/01 – 16/02) al Museo della Città: in esposizione 14 dipinti e dodici disegni dell’artista, ma anche opere di altri pittori dell’“Ècole de Paris”, il movimento artistico parigino tra gli inizi del ‘900 e il secondo dopoguerra. L’iniziativa ha registrato un vero boom di visitatori: già al 5/02 si contavano oltre 80.000 presenze.
Il 24/01 la Biblioteca dei Bottini dell’Olio ha proiettato lo sceneggiato Rai anni ’80 “Modì, vita di Amedeo Modigliani”, mentre le Terme del Corallo si sono trasformate nel suggestivo scenario di un videomapping, nei giorni del 24 e 25/01, con proiezioni delle opere del pittore. Il Centro Artistico Il Grattacielo ha dedicato a Modigliani, nel giorno della scomparsa, uno spettacolo teatrale che ripercorreva le fasi chiave della sua vita. Nella stessa data è stato allestita una rappresentazione teatrale anche nella casa natale.
Non è solo Livorno, naturalmente, a ricordarlo. Dal 25 giugno 2020 al 10 gennaio 2021, nello storico edificio Liberty “Quirinetta” di Roma sarà possibile visitare la mostra interattiva “L’impossibile Modigliani. L’artista italiano e l’arte africana. Simbolo, opere e tecnologia”: cento opere verranno riprodotte virtualmente, con un effetto immersivo di grande suggestione. A organizzare l’evento è l’Istituto Amedeo Modigliani, che per tutto l’anno promuoverà conferenze ed esposizioni: l’allestimento virtuale arriverà perfino in Cina.
Una singolare e importante iniziativa avrà luogo anche in Sardegna, dove sarà realizzata la “Casa Tecnologica Modigliani”: il progetto riqualificherà una proprietà appartenuta al padre del pittore, che nella regione possedeva attività agricole e minerarie.
Quel giovane artista che partì per Parigi pieno di speranze, alla fine, ha impresso davvero il suo nome nei libri di storia dell’arte. E i singolari volti da lui dipinti continueranno ad affascinarci con il loro sguardo distante, perso a scrutare le profondità dell’anima.