L’orso, il gigante dei boschi
di Ugo Cirilli
Soggetto ispiratore di teneri pupazzi per i bambini e predatore temuto. Creatura venerata nell’antichità e vittima di una caccia spietata. Pochi animali come l’orso hanno suscitato nell’umanità reazioni tanto disparate.
Ma chi è davvero questo massiccio abitante dei boschi? Quali sono le sue vere abitudini?
Gli orsi oggi sono rappresentati solo da otto specie, ma si trovano in una gran varietà di ambienti nei due emisferi del Pianeta, soprattutto quello boreale. Sono infatti diffusi in America del Nord e del Sud, in Europa e in Asia.
Le otto specie presentano alcune caratteristiche comuni soprattutto nell’aspetto, ma anche alcune differenze, legate ad esempio all’alimentazione: l’orso polare è prevalentemente carnivoro, il Panda è erbivoro, gli altri in generale sono onnivori. I tratti che accomunano gli ursidi sono in genere le dimensioni notevoli e la robusta struttura fisica, con i maschi solitamente più grandi (tra gli orsi bruni, ad esempio, il loro peso può arrivare a 150 kg). L’evoluzione ha plasmato il loro corpo puntando più sulla forza, ai fini della sopravvivenza, che sulla velocità. Sono infatti possenti ma poco adatti alla corsa: riescono a compiere improvvisi slanci, muovendosi fino a quattro volte più velocemente dell’uomo, ma tendono a stancarsi presto.
L’aspetto ha contribuito probabilmente a suscitare timore fin da tempi remoti. E l’orso può effettivamente diventare pericoloso, se si imbatte nelle persone e si spaventa, ad esempio temendo per i suoi cuccioli. Tuttavia, gli attacchi sono rari anche perché gli orsi tendono a evitare l’incontro con l’uomo, che non rientra nemmeno nella loro dieta abituale! Un fattore di rischio in più è presente in quelle zone in cui gli animali si sono fortemente abituati alle persone: la loro istintiva paura viene meno e il rischio di un incontro imprevisto aumenta. In tal caso, è bene ricordare che gesti bruschi e grida possono essere interpretati dall’animale come segnali di attacco.
L’orso bruno marsicano è un esempio nostrano dei pregiudizi che hanno colpito questi animali: cacciato a lungo come pericoloso predatore di greggi, oggi rischia l’estinzione. In realtà ha un’alimentazione costituita soprattutto da vegetali e un carattere molto schivo, che lo porta a stare lontano dalle persone.
L’orso negli antichi culti
Come è avvenuto anche nel caso di altri animali, anticamente ciò che era temuto poteva anche diventare oggetto di culto e venerazione. Così anche l’orso, cacciato e demonizzato spesso, ha avuto nella storia i suoi “momenti di gloria”, figurando tra le figure sacre di varie culture. Ad esempio, presso diverse tribù dei nativi americani era considerato un simbolo della rinascita della vita, per la sua abitudine di andare in letargo e uscirne con la bella stagione. Anche nel folklore tradizionale di alcune culture asiatiche, ad esempio quella cinese e quella degli Ainu del Nord del Giappone, l’orso anticamente assumeva un carattere sacrale.
Forse il famoso pupazzo-orso rappresenta proprio una manifestazione del fascino che l’uomo ha sempre provato per questi animali e, al contempo, il tentativo di esorcizzarne l’aspetto spaventoso. Ma come e quando nacque l’usanza dei Teddy Bear?
Un Presidente e una vignetta
Il nome viene dal Presidente americano Theodore Roosevelt, soprannominato “Teddy”, che nel 1902 durante una battuta di caccia rifiutò di sparare a un piccolo orso che era stato legato. Il disegnatore Clifford K. Berryman rappresentò l’episodio in una vignetta e il personaggio dell’orsetto piacque molto ai lettori del periodo, divenendo un elemento ricorrente delle illustrazioni dell’autore. Nel 1903 i coniugi Michtom, negozianti di Brooklyn, misero in vendita i primi pupazzi “Teddy’s Bears” ispirati al famoso episodio e ai disegni di Berryman. Non potevano immaginare che la loro creazione sarebbe diventata un “must” del mondo dei giocattoli, ancora in voga negli anni 2000!