5 luoghi da fiaba in Italia
di Ugo Cirilli
“C’era una volta…” è l’inizio per eccellenza delle fiabe. Parole che possono rievocare ricordi d’infanzia, la mente tra il sonno e la veglia che vaga, si perde dentro universi fantastici, tra castelli incantati, principi e principesse… poi cresciamo e quella sensazione di meraviglia diventa come una vecchia foto sbiadita.
A volte, però, la realtà supera la fantasia e può riaccendere in noi lo stupore. Lo dimostrano i luoghi italiani di seguito, che sembrano appartenere al mondo delle fiabe. Ambienti unici nei quali sospendere l’incredulità e lasciarsi sorprendere.
Civita di Bagnoregio (Viterbo)
Davanti a noi, un lungo ponte che attraversa una vallata rocciosa. Porta a un borgo dall’aspetto misterioso e irreale: pochi edifici dall’aria antica, vicini, a strapiombo sulla sommità di un’altura isolata. Incuriositi, ci incamminiamo…
Non è l’incipit di una fiaba ma la visione che accoglie i visitatori diretti a Civita di Bagnoregio, in Provincia di Viterbo. Fondata dagli Etruschi e ancora abitata, è raggiungibile solo attraverso il suddetto ponte pedonale, per cui alla magia onirica si aggiunge la pace di un’oasi senza traffico.
Il pittoresco centro ci accoglie con le case in pietra, le strette vie sulle quali si affacciano i balconi fioriti, le architetture storiche come il Palazzo Vescovile e il mulino del XVI secolo. Suggestivi anche i sotterranei, un tempo magazzini e cantine, con gli attrezzi della cultura contadina e le finestrelle panoramiche sulla vallata. La bellezza di questo borgo unico ha accolto set cinematografici, oltre a ispirare l’animatore e regista giapponese Hayao Miyazaki per il lungometraggio “Laputa – Castello nel cielo”.
Civita di Bagnoregio è chiamata “La città che muore”, perché il territorio è soggetto a fenomeni di erosione. Risulta difficile prevedere quanto resisterà nel tempo; incrociando le dita, possiamo sperare che questa fiaba duri ancora a lungo.
Castelluccio di Norcia (Perugia)
Già nota a livello turistico, questa località è stata ulteriormente promossa dalla sigla della fiction “Don Matteo”. Qualcuno potrebbe pensare che il famoso sacerdote attraversi in bicicletta uno scenario ritoccato in computer grafica: prati in cui al verde si alternano scorci dai colori vivissimi, rosso, giallo, viola…
Tanta meraviglia è reale: è possibile ammirarla a Castelluccio di Norcia. Il centro abitato vero e proprio ha l’aspetto di un piccolo e antico borgo su un colle, con case caratteristiche e botteghe in cui acquistare i prodotti del territorio, come le famose lenticchie e le cicerchie. L’elemento più spettacolare, però, sono sicuramente i prati sconfinati che circondano la collinetta, tra la fine di maggio e luglio: li accende un’incredibile fioritura di specie quali papaveri, fiordalisi e margherite, che sembrano disposti con precisione da esperti giardinieri e sono, invece, un’opera d’arte della natura. Un ulteriore tocco sorprendente è dato dal bosco di conifere a forma d’Italia, piantato nel 1961 alle pendici del Poggio di Croce.
Che si passeggi vicino ai colori o li si osservi dall’alto, la visione è qualcosa di incantato e surreale. Uno spettacolo che rende Castelluccio di Norcia una meta imperdibile anche per gli amanti della fotografia.
Il Castello di Sammezzano (Firenze)
Un castello dall’aria severa, con insoliti elementi arabeggianti e una doppia scalinata maestosa, che all’interno svela un tripudio inaspettato di colori e di meraviglie. Decorazioni orientali, mosaici raffinatissimi in ceramica, sfumature che sembrano uscite dalla fantasia di un illustratore di fiabe, cupole con intrecci… è il Castello di Sammezzano a Leccio, in Provincia di Firenze.
Nato nel ‘600 per volontà della nobile famiglia Ximenes d’Aragona, secondo alcune fonti sarebbe stato edificato su una base di epoca romana.
Nell’800 assunse il suo famoso aspetto per opera del Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, appassionatosi alla moda dell’”orientalismo” allora diffusa anche a Firenze e dintorni. L’incredibile edificio è circondato da un parco con una varietà notevole di piante, dalle palme alle sequoie giganti.
Purtroppo, il complesso è chiuso e in una condizione di abbandono, in attesa di un proprietario dopo un’asta di vendita andata a vuoto. Il comitato “Save Sammezzano” sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione per il recupero; maggiori info su savesammezzano.com. Così, il finale di questa fiaba al momento è in sospeso, con la speranza che presto sia possibile visitare di nuovo un luogo senza eguali.
Grazzano Visconti (Piacenza)
Immaginiamo di spostare le lancette indietro nel tempo, fino al lontano Medioevo… la realtà intorno a noi lascia il posto a un vero villaggio fortificato. Affascinati, attraversiamo l’ingresso nelle poderose mura: di fronte a noi, strade con portici, finestre arcuate che si affacciano nella pietra delle case, merli imponenti… eppure, i passanti indossano abiti contemporanei! E, a ben guardare, quelle botteghe hanno la luce elettrica!
Questo sorprendente incontro tra il fascino pittoresco del passato e la modernità è una dimensione quotidiana a Grazzano Visconti, in Provincia di Piacenza.
Il borgo originario risale al 1395. Nell’800 divenne proprietà dei nobili Visconti di Modrone. Nei primi anni del ‘900 il Duca Giovanni Visconti di Modrone decise di edificare un intero villaggio in stile neo – medievale, su progetto dell’architetto Campanini, restaurando e ampliando il castello e i suoi annessi. Si ritiene che gli unici edifici originali siano il castello stesso e la chiesetta del XVII secolo, ma questo nulla toglie all’effetto sorprendente dell’insieme. Che, in un certo senso, rimane pur sempre storico: testimonia la fascinazione per il Medioevo agli inizi del XX secolo, forse la nostalgia per un tempo mai vissuto di fronte alla crescente urbanizzazione.
Il Castello di Roccascalegna (Chieti)
Ammirare il profilo unico del Castello di Roccascalegna, in Abruzzo, fa affiorare alla mente le illustrazioni di qualche fiaba o racconto fantasy.
La massiccia fortificazione si sviluppa su un’altura e parte dell’edificio si sporge vertiginosamente sul vuoto, sulla punta di uno sperone roccioso. Si ritiene che le origini del castello possano risalire all’XI o al XII secolo, quando venne realizzato partendo da una torre di guardia longobarda. Dal 1700 cadde in uno stato di abbandono durato quasi tre secoli, fino alla donazione al Comune di Roccascalegna (CH) da parte degli ultimi eredi.
Oggi in questo luogo unico, restaurato, si svolgono visite guidate ma anche eventi culturali, convegni e matrimoni, grazie agli spazi attrezzati.
Come molti castelli, ha il suo… fantasma. Si narra che nel 1646 il signore locale, il Barone Corvo de Corvis, impose ai suoi sudditi lo Ius primae noctis: quando si sposavano, le loro mogli dovevano trascorrere la prima notte di nozze con lui. Una giovane sposa o uno dei mariti avrebbe reagito pugnalando a morte il Barone, che cadendo lasciò l’impronta di una mano insanguinata. Qualcuno afferma che quel segno sia ancora visibile… mentre Corvo de Corvis non avrebbe mai lasciato il castello, rimanendovi come spettro.