17 febbraio, giornata nazionale del Gatto
di Virginia Torriani
Eleganti e indipendenti, ma anche capaci di regalare affetto e gioia. I gatti sono tra gli animali più amati in Italia e nel mondo, da secoli.
Nell’Antico Egitto questi animali erano addirittura considerati delle divinità. La dea Bastet aveva il corpo da donna e il viso da gatto. A Pompei alcuni mosaici testimoniano la presenza di piccoli felini anche nella società romana. Nel Medioevo, in Europa, i gatti vennero associati alla stregoneria e per questo vennero demonizzati, ma nel Rinascimento vennero prontamente riabilitati, recuperando il loro ruolo di animali domestici con un’importante funzione attiva anche per la comunità, vista la loro abilità nel cacciare topi. Ne era un grande appassionato il poeta Francesco Petrarca, a cui viene attribuito anche l’aforisma “L’umanità si può suddividere grosso modo in due categorie: coloro che amano i gatti e coloro che vengono puniti dalla vita“.
Oggi questi animali hanno una giornata loro dedicata: nel 2002 è stata infatti indetta dall’International Fund for Animal Welfare (Ifaw), la Giornata internazionale del Gatto. In molti Paesi cade l’8 agosto, ma in Italia si celebra il 17 febbraio. Il motivo delle due differenti date è presto detto: la ricorrenza nazionale è stata fissata grazie all’esito di un sondaggio lanciato dalla giornalista gattofila Claudia Angeletti sulla rivista specializzata “Tuttogatto” nel 1990, per rendere omaggio a questo animale. Tra le varie proposte di date quella vincitrice del referendum fu avanzata dalla signora Oriella Del Col, che alla data del 17 febbraio attribuiva diversi significati affini al mondo felino.
Il primo significato ha a che fare con i segni zodiacali. Il mese di febbraio astrologicamente è collegato all’Acquario, il segno degli spiriti liberi e anticonformisti, proprio come il carattere dei gatti, da sempre considerati indipendenti e allergici alle regole.
La seconda ragione è invece legata alla tradizione popolare: il mese di febbraio era detto quello “dei gatti e delle streghe”, rifacendosi alle credenze e alle paure dei secoli bui del Medioevo.
Il numero 17 venne scelto di conseguenza. Da sempre ritenuto portatore di sventura, la sinistra nomea del numero 17 è determinata dall’anagramma del numero romano che da XVII si trasforma in “VIXI” ovvero “sono vissuto”, e quindi per deduzione “sono morto”. Se la stessa fama infausta era riservata in tempi passati anche a questi animali a quattro zampe, oggi si è portati a credere che la scelta del 17 sia piuttosto da attribuire al fatto che il gatto abbia la possibilità di vivere non una, ma più vite: così il 17 diventerebbe quindi “1 vita per 7 volte”.