La “sindome della capanna” post lockdown. Cos’è e come affrontarla
di Ugo Cirilli
Il lockdown è ufficialmente concluso da tempo. Molte attività hanno riaperto i battenti, le strade e le piazze si sono di nuovo animate, in alcuni casi fin troppo.
Dopo le fasi più dure dell’emergenza Covid-19, la vita sembra riprendere gradualmente il suo corso. Non possiamo ancora parlare di normalità, ma le lunghe giornate al chiuso sembrano già un ricordo lontano.
La maggior parte delle persone ha accolto questa svolta con grande sollievo, felice di trascorrere più tempo fuori di casa. Alcuni, però, risentono di una problematica nota come “sindrome della capanna”. Fin troppo abituati all’isolamento domestico, faticano a uscire come prima. Oltre a provare ansia, possono sentirsi demotivati, spossati e tristi a causa della loro insicurezza.
Se vi riconoscete nella problematica, sappiate che non si tratta di un disturbo psicologico. È una delle possibili conseguenze di un periodo trascorso nell’isolamento.
Dai cercatori d’oro a oggi
La “sindrome della capanna” venne osservata ufficialmente, per la prima volta, agli inizi del ‘900 tra i cercatori d’oro in America. Quando tornavano in città, dopo aver trascorso lunghi periodi nelle loro capanne isolate, in mezzo alla natura selvaggia, stentavano a riadattarsi. Turbati dalla frenesia urbana e non più abituati a interagire con gli altri, apparivano stressati e diffidenti.
Questa condizione torna a colpire oggi, nonostante il nostro isolamento sia stato ben più confortevole e tecnologico di quello dei cercatori d’oro. La causa scatenante, in fondo, è la stessa: essersi abituati troppo a vivere in un ambiente ristretto, chiuso, in un certo senso “protettivo”. Nella situazione odierna, a questo disagio si sommano le incertezze sulla diffusione del virus, sui possibili scenari futuri.
Vediamo come affrontare la sindrome per riappropriarci gradualmente delle abitudini del “prima”.
Consigli pratici per… uscire dalla capanna
Innanzitutto, non esasperiamo la situazione quando ci sentiamo già stressati. In quei momenti è meglio non soffermarsi a leggere notizie che suscitano preoccupazione. Evitiamo di seguire dibattiti TV che sfociano nel litigio e nella polemica.
Non imponiamoci nemmeno di “rompere il ghiaccio” drasticamente, stando fuori casa a lungo e frequentando ambienti piuttosto affollati. Una breve passeggiata in un itinerario tranquillo, magari in mezzo alla natura, sarà un approccio graduale e piacevole.
Potremmo organizzare la giornata secondo una precisa routine, per avvertire una sensazione rassicurante di prevedibilità: sbrigare mansioni domestiche e/o lavorative, prenderci poi una pausa di relax in cui inserire l’uscita, inizialmente breve…
Impariamo ad applicare una tecnica di rilassamento: la più semplice è respirare in maniera lenta e profonda, in posizione comoda, per qualche minuto. È importante non fare resistenza alle preoccupazioni, né alimentarle. Lasciamole fluire via, semplicemente. Questa pratica si rivela particolarmente utile quando avvertiamo la tensione salire, ad esempio se ci troviamo combattuti tra l’idea di uscire e quella di restare in casa.
Se abbiamo amici o conoscenti che si sono “lanciati” più di noi, magari tornando nei negozi dove non abbiamo più messo piede, facciamoci raccontare la loro esperienza. Potremmo scoprire che le misure di sicurezza vengono rispettate scrupolosamente, sapere in quali orari la situazione è più tranquilla.
Con gli amici, i familiari e i conoscenti, inoltre, parliamo apertamente del nostro stato d’animo; magari ci accorgeremo che non siamo i soli a provare ansia, a nutrire dubbi.
Infine, possiamo trovare uno stimolo alla ripresa delle attività di prima cercando di guardare al futuro, sviluppando mentalmente nuovi progetti. Anche questa situazione avrà una fine, tornerà la normalità: cosa faremo? Mettiamo insieme idee per il lavoro, per i momenti liberi e lo svago… ad esempio, possibili itinerari di viaggio.
In genere la “sindrome della capanna” si risolve con il trascorrere del tempo, magari adottando un approccio graduale e seguendo i consigli che abbiamo visto. Qualora persistesse, rivolgersi a uno psicologo può rivelarsi la decisione migliore per riconquistare la serenità.