Il riccio e il suo stile di vita
di Ugo Cirilli
Diffuso in gran parte dell’Europa, il riccio vive soprattutto in campagna e nelle vicinanze dei boschi, ma non è difficile incontrarlo anche nei giardini. Si tratta infatti di un animale adattabile e capace di percorrere km nella notte.
Nel suo aspetto conserva alcune caratteristiche dei primi mammiferi comparsi sulla Terra; l’evoluzione, nel tempo, lo ha dotato dei suoi caratteristici aculei, fino a 6000. Una strategia difensiva formidabile soprattutto quando l’animale, grazie a una fascia muscolare sulla schiena, si appallottola su se stesso nascondendo le parti vulnerabili.
Piccolo e leggero, il riccio misura circa 25-27 cm di lunghezza e supera raramente il kg di peso. Riesce quindi a muoversi piuttosto rapidamente, una caratteristica importante per il suo stile di vita.
Un nottambulo attivo e dai sensi sviluppati
Durante il giorno dorme nella sua tana scavata nel terreno, mentre esce di notte per procurarsi il nutrimento necessario. Riesce allora a percorrere agilmente anche 3 km, grazie alla sua fisionomia snella e agile. Si tratta di un animale onnivoro che si nutre soprattutto di insetti, ragni, lumache, talvolta di piccoli rettili e anfibi, ma anche di frutta, bacche, funghi e addirittura foglie, se non trova di meglio. In alcuni casi arriva a cacciare perfino i topi. Nella ricerca del nutrimento, oltre all’agilità lo aiutano i sensi: in particolare l’olfatto davvero sviluppato, il tatto e l’udito. Riesce infatti a captare perfino gli ultrasuoni. La vista è meno acuta, ma consente comunque al riccio di vedere fino a 30 m di distanza di giorno e 12 m nel buio.
Nel loro alternarsi di riposo e attività notturna, i ricci sono animali piuttosto solitari. Tendono a evitare d’incontrare i loro simili, con i quali possono scontrarsi. Anche l’accoppiamento, che di solito avviene tra aprile e settembre, è piuttosto complicato. Il maschio gira a lungo attorno alla femmina (il cosiddetto “carosello dei ricci”); questa lo può respingere più volte bruscamente, soffiando e sbuffando, prima di cedere al “corteggiamento”. I piccoli consolidano gli aculei dopo aver raggiunto un mese d’età e imparano la tipica mossa della “palla” a 2-3 mesi.
Il letargo
Quando le temperature iniziano a scendere sensibilmente, il solitario riccio non deve più preoccuparsi di evitare gli incontri con i suoi simili: tra ottobre e aprile, in genere, entra in letargo. Per affrontare questa fase, si prepara mangiando più abbondantemente del solito, per accumulare grasso corporeo. Il suo peso può perfino raddoppiare. Del resto, il letargo rappresenta per i ricci una dura prova: la loro temperatura corporea scende da circa 35° a soli 10°, la frequenza cardiaca si riduce a 20 battiti al minuto. Un animale che non si sia nutrito assai in precedenza rischia la vita. Così, quando le temperature si fanno più rigide, il riccio si sveglia dal letargo ed esce di nuovo in cerca di cibo.
Cosa minaccia il riccio
Con il suo formidabile adattamento, il riccio sembra una perfetta macchina per la sopravvivenza. Due minacce in particolare, però, possono ridurre la sua aspettativa di vita, che può raggiungere i 10 anni: le volpi e le automobili. Le prime aggirano le sue difese colpendolo con l’urina e portandolo così a schiudere la posa “a palla”, per ucciderlo. Le auto vengono considerate alla stregua di animali minacciosi e i ricci si chiudono immobili, per difendersi. Tale reazione ne provoca l’investimento, qualora l’automobilista non li abbia visti. Ogni anno tra i due e i tre milioni di ricci muoiono travolti dagli automezzi. Prestiamo quindi particolare attenzione di notte, nelle strade delle aree frequentate da questi animali. Se ci imbattiamo in un riccio che appare ferito o, nel periodo precedente al letargo, vaga di giorno mostrando debolezza, possiamo soccorrerlo rivolgendoci a un’associazione specializzata o alle guardie forestali.
Un riccio per amico
Può capitare di imbattersi in un riccio in giardino. Vogliamo prendercene cura e creare per lui un ambiente accogliente? Evitiamo assolutamente di dargli del latte (ne è ghiotto ma può essergli letale), derivati del latte, farinacei, salumi, mandorle e nocciole. Prepariamogli piuttosto una ciotola d’acqua pulita, non troppo grande altrimenti potrebbe cadervi dentro. Il riccio tende a nutrirsi degli insetti che trova, eliminando anche i parassiti delle piante. Possiamo lasciargli comunque del cibo per gatti, tipo crocchette. Se vogliamo convincerlo a stabilirsi in giardino, facciamo in modo che disponga di un nascondiglio, come una piccola buca o un riparo. Consideriamo che il gatto sembra tollerarne bene la presenza, il cane meno. Ricordiamo infine che i ricci sono animali tutelati e non è consentito detenerli stabilmente come… dei pet. Tutto quello che possiamo fare è creare loro condizioni accoglienti e lasciarli liberi di andare e venire. Questi animaletti, decisamente furbi, capiranno benissimo da soli se possono fidarsi e tornare a trovarci.