Il coniglio, sempre più pet
di Ugo Cirilli
Il nome del coniglio viene dal latino “cuniculus”, cunicolo, riferito alle tane sotterranee che questi animali scavano allo stato selvatico. Nel quotidiano, però, siamo abituati a conoscerli soprattutto come animali d’allevamento o da compagnia.
Il termine “coniglio” comprende almeno sette generi diversi, appartenenti alla famiglia dei Leporidi. Si tratta di mammiferi piccoli, abituati in natura a vivere il ruolo della preda: pertanto hanno sensi molto sviluppati, in particolare l’udito e l’olfatto. Le grandi orecchie conferiscono loro una particolare sensibilità alle alte frequenze e hanno anche una funzione di termoregolazione: possono favorire la conservazione o la dispersione del calore corporeo, grazie ai numerosi vasi sanguigni.
Anche la struttura fisica dei conigli li predispone a una rapida fuga in caso di pericolo. L’istinto della preda è alla base della loro nota indole “paurosa”: sono animali che si spaventano facilmente, quando non si trovano in condizioni di sicurezza.
Da tempo il coniglio è apprezzato anche come animale domestico. In America il trend iniziava a diffondersi già negli anni ’80 e nel 1988 nacque la House Rabbit Society, l’associazione degli appassionati che lo allevano come pet. In Italia la consuetudine è nata all’incirca nei primi anni 2000. Nel 2019, riportava Repubblica, si è verificato un calo notevole degli allevamenti per uso alimentare: 60 su 100 chiudevano, anche a causa della nuova sensibilità di molte persone verso questi animali.
In effetti, il coniglio è una scelta frequente per chi vuole un animale domestico, soprattutto quando si teme che cani o gatti siano troppo impegnativi. Occorre però chiarire che anche i conigli hanno particolari esigenze da rispettare, se vogliamo garantire il loro benessere.
Allevare un coniglio in casa: l’alimentazione
Questi animali sono erbivori stretti, quindi la dieta ideale è rappresentata da fieno (che deve avere a disposizione tutto il giorno), erba e verdura. Solo occasionalmente possiamo dare loro la frutta. Troppo spesso invece vengono nutriti con un eccesso di carboidrati che sono assolutamente da evitare, trascurando invece l’importante apporto di fibra. Per i piccoli di età inferiore alle 12 settimane, inoltre, è meglio evitare la verdura. In seguito potrà essere introdotta gradualmente, fresca, a temperatura ambiente e varia: ad esempio carote, finocchio, radicchio e sedano. Una corretta alimentazione aiuta anche a mantenere efficiente la dentatura, livellandola.
I conigli hanno un apparato digerente continuamente attivo, quindi dobbiamo evitare loro un digiuno superiore alle 12 ore, che potrebbe portare conseguenze fatali.
Lo stile di vita e l’indole
Allevare un coniglio in casa significa conoscere anche gli altri aspetti del suo stile di vita. In genere si tratta di un animale silenzioso e tranquillo, che tende a selezionare determinati spazi strofinandovi il muso e a frequentare solo quelli. È comunque assai attivo e soffre se tenuto in gabbia. Ama la compagnia e gradisce molto vivere con altri simili, oltre a cercare l’attenzione del padrone per interagire e giocare. Nonostante questa indole socievole, non ama affatto essere sollevato e tenuto in braccio, come potremmo fare con un gatto o un cagnolino. Con i giusti accorgimenti e una corretta alimentazione, un coniglio allevato in casa può anche superare i dieci anni d’età, anche se in genere sono meno longevi.
Esistono varie razze tra le quali scegliere il nostro pet, dal coniglio ariete dalle caratteristiche orecchie ricadenti al coniglio nano, dal coniglio d’Angora al “testa di leone”, entrambi dalla folta pelliccia. Consideriamo che le tipologie più piccole, come quelle nane, possono essere sconsigliate in presenza di bambini poiché particolarmente delicate.
Con la consapevolezza che il coniglietto sarà a tutti gli effetti un pet con le sue esigenze, potremo accogliere in casa un nuovo amico, discreto e affettuoso.