Monica Vitti, un’icona del cinema italiano
di Ugo Cirilli
Il 2 febbraio di quest’anno è scomparsa un’attrice iconica del nostro cinema, Monica Vitti. Ritiratasi dalle scene dal 2001, lottava da molto tempo con una malattia degenerativa.
Ma le sue memorabili interpretazioni continueranno ad affascinare i cinefili, con una gamma di sfumature che vanno dal dramma alla commedia brillante.
Monica Vitti, all’anagrafe Maria Luisa Ceciarelli, nacque a Roma nel 1931 e si trasferì a Napoli.
Proprio in quella città scoprì una passione per il teatro, durante la guerra: si trovò in un rifugio antiaereo e, assieme al fratello Giorgio, iniziò a inscenare spettacoli di burattini per intrattenere i presenti.
Nel 1953 si diplomò all’Accademia d’Arte Drammatica a Roma e, consigliata dal suo insegnante Sergio Tofano, coniò il nome d’arte che l’avrebbe accompagnata per sempre.
Quella ragazza chiamata in famiglia “sette vistini” (sette vestaglie) perché non sopportava il freddo, sarebbe diventata presto un’interprete di punta del cinema italiano.
Esordì con alcune pellicole comiche, per essere poi notata da Michelangelo Antonioni. Con il grande regista nacque un intenso rapporto artistico e sentimentale, dal quale ebbe origine la cosiddetta “tetralogia dell’incomunicabilità”: “L’avventura” (1960), “La notte” (1961), “L’eclisse” (1962), “Deserto rosso” (1964).
Sul fronte della commedia, un titolo memorabile è sicuramente “La ragazza con la pistola” di Mario Monicelli (1968), in cui interpreta una giovane siciliana a Londra, decisa a rintracciare il conterraneo che rifiuta di sposarla.
Unisce toni drammatici e commedia “Dramma della gelosia” di Ettore Scola del 1970, con Monica Vitti nei panni della donna che accende la rivalità tra i due protagonisti maschili, interpretati da Marcello Mastroianni e Giancarlo Giannini.
Potremmo proseguire con i titoli, in una carriera che ha visto l’attrice lavorare anche con registi internazionali come Luis Buñuel, ma la sua vena artistica non si limitò alla recitazione.
Monica Vitti partecipò al varietà “Milleluci” con Raffaella Carrà e Mina, esordì alla regia con il film “Scandalo segreto” del 1990 e scrisse due libri.
Amava molto la lettura e citava Thomas Mann come scrittore preferito. Negli anni novanta pubblicò “Sette sottane”, che definì “autobiografia involontaria” e “Il letto è una rosa”, con una trama tra giallo e introspezione. “Quando ho scritto il mio primo libro” disse “mi sono sentita veramente libera”.
Ricordiamola attraverso altre citazioni, che ci restituiscono il ritratto di un’attrice carismatica tra intelligenza e ironia.
“Dicono che il mondo è di chi si alza presto. Non è vero. Il mondo è di chi è felice di alzarsi.”
“Scoprire di far ridere è come scoprire di essere la figlia del re.”
“Sono abituata a vivere con poco: non guido la macchina, non amo i gioielli, porto un paio di scarpe finché non cade a pezzi, mi vesto così come viene.”
“Io sono una che crede nel sorriso: per me ridere è una necessità salutare.”
“La vita è un dono, non si può buttare via, la si deve proteggere.”