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7 Maggio 2020
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Le rondini, grandi volatrici giramondo

di  Ugo Cirilli

 

 

Solcano rapide i cieli, grazie a un corpo snello dalle lunghe ali e dalla tipica coda biforcuta. Sono le rondini, nome scientifico Irundinidi, una famiglia di uccelli particolarmente adatti ai lunghi voli. Si ritiene che una rondine, grazie alla sua anatomia, per volare fatichi la metà rispetto ad altri passeriformi con la stessa massa.

Il suo aspetto esile, elegante e aggraziato, nasconde una grande resistenza e una notevole capacità di adattamento ad habitat diversi: dalle aree costiere ai boschi, dalle paludi alle zone montane. Per questo, troviamo gli Irundinidi praticamente in tutto il mondo.

In genere si cibano di insetti (solo alcune specie mangiano anche semi e frutta) e prediligono le aree vicine a fiumi e laghi, dove trovano prede in abbondanza. Le rondini di oggi si sono comunque adattate alla vita nei contesti urbani: non è difficile scorgere i caratteristici nidi “a coppa”, in fango e materiale vegetale, sotto i tetti.

 

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La migrazione

Un fenomeno molto noto che riguarda alcune specie è la migrazione annuale. A compierla sono in genere quelle che vivono nelle aree temperate, in Europa e Nordamerica: con l’arrivo del freddo si spostano verso i Paesi caldi. Durante le lunghe traversate mantengono una velocità di circa 50 km/h, per non impiegare troppe energie.

Le rondini europee, in grandi stormi, volano anche per 11.000 km dirette verso il Sudafrica. Già a ottobre passano lo stretto di Gibilterra giungendo in Marocco; alcune sorvolano poi il deserto del Sahara, altre preferiscono passare lungo la costa. Raggiungono infine il Congo, dove trascorrono i mesi più freddi.

Il fatto che questi uccelli improvvisamente “spariscano” da un territorio, per poi riapparirvi dopo mesi, nell’antichità diede origine a ipotesi piuttosto curiose. Ad esempio, si pensava che andassero in letargo ibernandosi, addirittura… sott’acqua. Certo, era difficile immaginare una tale capacità di volo senza poterle osservare e studiare con i metodi di oggi!

Come riescono a capire quando è il momento di partire? Si ritiene che vari segnali ambientali allertino le rondini: il meteo che peggiora, il cibo che inizia a scarseggiare, le giornate che si accorciano… così, con precisione sorprendente, questi uccelli organizzano la loro partenza collettiva: un fenomeno che si ripete probabilmente da 15.000 anni. Le rondini riescono a coordinarsi tutte insieme anche grazie alla loro natura sociale: amano stare in gruppo e talvolta si osservano diversi nidi a distanza ravvicinata. Sembra perfino che un maschio rimasto “single” possa aiutare un’altra coppia a costruire il nido, covare le uova e cercare cibo.

 

migrazione_

 

Irundinidi nel nostro Paese

Puntualmente, con la primavera tornano nel nostro Paese le specie originarie di Irundinidi: non solo la comune hirundo rustica ma anche il balestruccio, che ha il corpo nero brillante sopra e bianco nella parte del ventre e della gola. Possiamo osservare poi il topino o rondine riparia, bianco e grigio, con la coda appena biforcuta e un becco corto e appuntito. È presente per lo più al Nord e nella fascia costiera medio-adriatica, nella stagione di cova.

Il rondone, invece, nonostante il nome appartiene a un ordine di uccelli diverso, gli Apodiformi. L’evoluzione e le sue abitudini, vicine a quelle delle rondini, ne hanno plasmato l’aspetto rendendolo simile a queste ultime.

 

balestruccio_.

 

I pericoli che minacciano le rondini

Come molti altri animali, anche gli Irundinidi sono minacciati dalle attività umane. I pesticidi provocano infatti la morte degli insetti di cui si nutrono. Inoltre, i cambiamenti climatici portano sconvolgimenti delle loro abitudini, mutando gli equilibri e inducendoli a esplorare zone diverse, in cui possono incontrare nuovi agenti patogeni e pericoli sconosciuti.

Così, oltre ai numerosi predatori (dai falchi alle donnole, dai serpenti ai barbagianni) le rondini devono affrontare altri rischi.

Sta a noi, quindi, imparare a rispettare l’ambiente evitando anche di danneggiare i loro nidi. Riescono a ritrovarli dopo le lunghissime migrazioni: non priviamole della certezza di poter tornare… a casa.

 

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