La filosofia Mindfulness
Una filosofia di vita all’insegna della consapevolezza, un modo di approcciarsi e vivere la quotidianità ponendo attenzione al momento presente, al preciso gesto che si sta compiendo nella convinzione che il presente è l’unico periodo che esiste.
E’ questo, semplificando all’estremo, il concetto su cui poggia la mindfulness, la corrente di pensiero che affonda le radici in Oriente, nella pratica dei monaci tibetani, ma che è stata riformulata e protocollata da un biologo, Kabat Zin.
Il termine “mindfulness” è la traduzione inglese della parola “sati”, che nella lingua pali, la lingua liturgica del Buddhismo, esprime il concetto di “porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante”.
Questa cognizione può essere raggiunta attraverso particolari tecniche di meditazione, basate su 7 principi o pilastri.
1. Non giudizio. La nostra mente nella maggior parte dei casi quando pensa emette un giudizio, finendo con l’appesantirci. Meglio prendere consapevolezza della nostra tendenza a giudicare e imparare piuttosto ad osservare semplicemente.
2. È la principale forma di saggezza: la filosofia mindfulness si fonda sul presupposto secondo cui la nostra mente e il nostro corpo sono naturalmente dotati della capacità di adattamento e di apprendimento e, se li lasciamo fare, naturalmente raggiungeremo gli obiettivi prefissi. Inutile quindi affannarsi a cercare rapide soluzioni ai problemi.
3. Mente del principiante. Guardare e vivere il mondo come i bambini ed il loro spontaneo atteggiamento di curiosità e scoperta.
4. Strettamente connessa alla pazienza, la fiducia permette di affidarsi alla natura, assecondando il cambiamento e accettando la realtà che ci circonda.
5. Non cercare risultati. Indirizzare la propria concentrazione su altri aspetti della mia vita permette di acquisire un senso di pace e serenità.
6. Imparare a vedere le cose così come sono offre un grande senso di liberazione.
7. Lasciare andare. Vivendo le esperienze del momento presente, lasciamo andare tutto con più facilità, raggiungendo un senso di leggerezza.
Praticare costantemente la mindfulness consente di raggiungere uno stato di benessere psicofisico, lasciando emergere stati emotivi positivi come gentilezza, compassione, apertura del cuore e gratitudine.
Si può praticare in modo formale o informale. Nel primo caso si tratta di una meditazione strutturata, un appuntamento fisso quotidiano, che richiede un certo allenamento: la via migliore per iniziare la pratica formale è trovare un oggetto, un gesto verso il quale dirottare la propria attenzione, ad esempio il respiro.
Ciò che viene richiesto nella pratica formale mindfulness è rimanere concentrati sul respiro per un periodo di tempo ben definito (in genere 20 minuti).
La pratica informale non prevede invece un momento strutturato ma, al contrario, può essere messa in pratica in qualsiasi momento della giornata e in qualsiasi contesto.
Ad esempio si può decidere di mangiare concentrandosi sui sapori; osservare qualcosa concentrandosi non solo sulle sensazioni visive ma anche uditive che rimanda.
Quale che sia l’approccio scelto, la mindfulness può essere applicata in tutti gli ambiti, sia privati che lavorativi: la pratica aiuta a gestire situazioni di malessere, disagio, stress, ansia e insoddisfazione, e si rivela particolarmente efficace anche in situazioni di dipendenze e disturbi alimentari.
Attenzione però: non è una tecnica di rilassamento né tantomeno una forma di buonismo passivo, che ci spinge ad accettare tutto, ad accogliere senza critiche quello che ci accade.
Al contrario, la mindfulness porta a far spazio anche a disagio e sofferenza, due emozioni che solitamente tendiamo a reprimere, facendoci scoprire di essere in grado di accoglierle, trovando così un modo per gestirle e farne motivo di crescita.