Cinque mestieri scomparsi o quasi
di Ugo Cirilli
Il mondo del lavoro negli ultimi anni sta attraversando una fase di radicale trasformazione. La digitalizzazione crescente e il progresso tecnologico creano o lasciano intravedere nuove opportunità. Parallelamente, però, alcune professioni un tempo diffuse sono scomparse, o stanno gradualmente scomparendo. Vediamo alcuni esempi.
Spazzacamino
Un tempo questo mestiere era particolarmente frequente; una valle nella Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, la Valle di Vigezzo, veniva chiamata la “valle degli spazzacamini”, una dicitura che nel ‘500 appariva perfino sulle carte geografiche. Oggi la presenza di queste figure si è ridotta drasticamente, anche perché i camini non rappresentano più l’unica fonte di riscaldamento. La professione comunque sopravvive (in Valle di Vigezzo si tiene ancora un raduno internazionale), a cavallo tra il fascino vintage e le nuove tecnologie: oggi la manutenzione delle canne fumarie richiede controlli molto accurati, importanti per la sicurezza.
Arrotino
Una volta il classico arrotino era una figura che si spostava con un tipico carretto. Questo, una volta ribaltato, diventava il suo strumento di lavoro: alla ruota veniva collegato un pedale per trasmettere il movimento alla mola. Con il passare dei decenni l’arrotino arrivò ad utilizzare la bicicletta (che si trasformava anch’essa in attrezzo), poi automezzi con l’attrezzatura a bordo. Qualcuno ricorderà ancora il famoso claim “è arrivato l’arrotino”, che si ascoltava ancora negli anni ’80 e ’90, trasmesso dai megafoni dei furgoni di questi professionisti. Oggi sono praticamente scomparsi, salvo qualche rara eccezione.
Calzolaio
Quando la suola di una scarpa si sfonda o un tacco si consuma molto, spesso non ci pensiamo due volte: compriamo semplicemente un paio di calzature nuove. Le produzioni di scarpe a livello industriale ci sommergono di nuovi modelli ogni anno, che troviamo magari molto scontati durante i saldi. Per questo sta scomparendo la figura del calzolaio, per lo meno il calzolaio tradizionale che effettuava riparazioni a scarpe e borse, cambiando ad esempio tacchi o suole. In Italia resistono ancora i calzolai che realizzano creazioni artigianali, magari su misura. Forse è il caso di chiamarli soprattutto artigiani e, talvolta, il loro target è ristretto a una clientela dai gusti ricercati, che cerca l’esclusività della creazione manuale personalizzata. Una figura diversa insomma da quel calzolaio che, con le sue riparazioni impeccabili, permetteva a tante famiglie di risparmiare, quando anche un paio di scarpe nuove poteva essere un costo importante.
Lustrascarpe
Questa professione era molto diffusa internazionalmente, dall’America all’Europa. Il kit in genere prevedeva prodotti e utensili per lucidare le calzature e un sedile con poggiapiedi. La prima persona ad essere rappresentata in foto, nel 1838, fu proprio il cliente di un lustrascarpe, abbastanza immobile da essere ritratto con i tempi d’esposizione dell’epoca. Oggi, tra il dilagare delle scarpe casual e i prodotti per lucidare facilmente le calzature, il lustrascarpe è praticamente una professione estinta. Una curiosità: la parola “sciuscià” (titolo di un film di Vittorio De Sica), che in dialetto napoletano indicava i lustrascarpe nel dopoguerra, ha un’origine anglosassone: deriva da “shoe-shiner”, colui che fa risplendere le scarpe.
Ricamatrice
Tra i mestieri praticamente scomparsi troviamo anche la ricamatrice, la cui preziosa manualità un tempo era essenziale per decorare un tessuto con raffinati motivi. Per secoli il ricamo manuale ha permesso svariate realizzazioni, dai corredi nuziali alle pregiate stoffe per nobili, pontefici e re. Il declino della professione iniziò con l’introduzione delle macchine per cucire e ricamare, che riducevano sicuramente le tempistiche ma rendevano meno essenziale l’abilità manuale. Oggi la maggior parte degli abiti e dei tessuti sono di produzione industriale. Il ricamo sopravvive, però, come passione e prezioso artigianato, molto apprezzato e ambito per la sua unicità.
Come abbiamo visto, il progresso porta cambiamenti che possono rivoluzionare il mondo del lavoro, nel bene e nel male. Se alcuni mestieri scompaiono, altri possono nascere: sta a noi cercare di anticipare i tempi, captando il nuovo che avanza. Accanto alle professioni hi-tech, in questo periodo di crescente meccanizzazione forse l’artigianato e i mestieri creativi conosceranno un nuovo boom: in fondo, è difficile sostituire l’inventiva con una macchina o un software.