Urbex, l’esplorazione urbana
di Ugo Cirilli
Se parliamo di “esplorazione” ed “esploratori”, è facile evocare le immagini di viaggi avventurosi in terre lontane, jungle, deserti e altre lande incontaminate… un fenomeno recente dimostra però che l’ignoto e il mistero, spesso, sono davanti ai nostri occhi.
Si tratta dell’esplorazione urbana (urban exploration), spesso abbreviata in “urbex”: addentrarsi in edifici abbandonati, dalle dimore in rovina ai vecchi stabilimenti industriali in disuso, spinti dalla curiosità e dal desiderio di documentare il fascino del passato.
Si dice che il pioniere di questa pratica sia stato il francese Philibert Aspairt, che nel lontano 1793 si lanciò nell’esplorazione delle Catacombe di Parigi, perdendovi purtroppo la vita.
Tuttavia, gli storici non sono certi della reale esistenza del personaggio.
Sicuramente l’urbex ha conosciuto un boom recente, dovuto ad alcuni programmi come Urban Explorers su Discovery Channel.
A muovere gli esploratori urbani è il fascino per i luoghi visitati e per la loro oscura, decadente bellezza. Luoghi da rispettare, catturandone le atmosfere con foto e video.
Online possiamo ammirare diverse testimonianze delle attività urbex anche nel nostro Paese. Ne è un esempio la galleria dell’associazione “Ascosi lasciti”, un viaggio nelle regioni italiane tra ville signorili riccamente affrescate, hotel abbandonati e altre strutture che recano le tracce del tempo.
Naturalmente, occorre precisare che dedicarsi all’urbex richiede molteplici cautele. Da un lato, i luoghi in disuso possono celare pericoli, d’altra parte si corre il rischio di infrangere il divieto di accesso a una proprietà privata e altre leggi.
È quindi necessario avere una conoscenza approfondita del luogo da visitare ed evitare qualsiasi comportamento imprudente e contro legge.
L’abbigliamento dovrà essere adatto a questa insolita esplorazione: guanti protettivi, pantaloni resistenti e assai ampi da consentire libertà di movimento, robuste calzature (ad esempio modelli da trekking)…. Anche una mascherina, ormai d’uso comune negli ultimi anni, può rivelarsi estremamente utile per proteggere le vie respiratorie dalla polvere.
Per quanto riguarda l’aspetto fotografico, spesso l’elemento centrale per gli appassionati di urbex, i luoghi abbandonati presentano condizioni ambientali particolari: in genere la luce è scarsa, o con forti contrasti tra aree illuminate da luce naturale e zone d’ombra.
Un treppiede può essere fondamentale per catturare il fascino di un ambiente poco luminoso con un lungo tempo di esposizione.
Con una torcia possiamo rischiarare anche gli angoli più oscuri, per evidenziarne i particolari. Un’esposizione lunga consente di giocare con il “light painting”, “disegnando” scie luminose o rischiarando in successione elementi diversi con la luce artificiale.
In condizioni di forte oscurità un telecomando permette di avviare lo scatto senza toccare la fotocamera, evitando così qualsiasi oscillazione.
Con i giusti accorgimenti, è possibile catturare immagini davvero mozzafiato, luoghi che appaiono sospesi nel tempo, cristallizzati in una dimensione da sogno. Ricordando sempre di utilizzare la giusta prudenza, evitando di compiere effrazioni e altre azioni illegali.