Gli scacchi
di Ugo Cirilli
64 caselle, sedici pedine per ogni giocatore, che le muove cercando di “mangiare” quelle avversarie: il gioco degli scacchi, che gode tuttora di un’enorme popolarità, ha una storia davvero remota.
Sembra che la sua origine risalga a circa 1500 anni fa in India, quando nacque come simulazione di uno scontro tra eserciti.
In seguito si diffuse soprattutto in Persia (l’attuale Iran), tanto che il nome con cui lo conosciamo deriva da “Shah”, il re nella cultura persiana. E l’espressione “scacco matto” origina da “Shah mat”, “Il re è finito”.
Dal mondo arabo, poi, il gioco giunse in Europa nel X secolo attraverso il Mediterraneo, diffondendosi inizialmente in Italia e in Spagna.
Nel tempo gli scacchi conobbero un enorme successo, subendo alcune modifiche e vedendo la produzione di preziosi set da gioco creati da abili artigiani.
Ne sono un esempio i raffinati “scacchi di Carlo Magno”, giunti a noi, finemente intagliati in avorio; sembra che in realtà non appartenessero al monarca francese e provenissero, probabilmente, da Amalfi o Salerno.
Con il trascorrere dei millenni, da passatempo delle classi elitarie gli scacchi si diffusero sempre più su larga scala, fino al primo campionato internazionale del 1834.
Chi avrebbe detto allora che, un giorno, sarebbero state create macchine in grado di dedicarsi al celebre gioco? Compiamo un balzo temporale fino agli anni ’60 del ‘900, quando nacque questa sorprendente invenzione!
Gli scacchi e la tecnologia
Nel 1967 uno studente del MIT di Boston realizzò MacHack VI, il primo software “scacchista” che ottenne un pareggio con un avversario umano.
Nel giro di due decenni la tecnologia compì tali progressi, che il programma IBM Deep Blue arrivò a vincere contro il campione mondiale di scacchi Garry Kasparov.
L’avvento di un software capace di competere con i migliori scacchisti non ha minimamente intaccato il fascino del gioco. Quando si confrontano giocatori umani, si riaccende il fascino di una sfida basata sulla strategia e sulla pazienza.
E l’innovazione hi-tech, del resto, ha regalato agli appassionati nuove opportunità: molti si cimentano nelle competizioni via web, contro un software o con altri utenti. Nel 2020 si stimavano circa 605 milioni di giocatori online in tutto il mondo.
Così, dalle prime tavole dell’antichità ai moderni PC, l’emozione degli scacchi è giunta ai giorni nostri e continua ad affascinare con le stesse dinamiche: la tensione sospesa di una mossa che potrebbe essere decisiva, gli occhi che scrutano attentamente le pedine avversarie…
Alcune curiosità sul celebre gioco:
Nel 1878 venne disputata la prima partita… al telefono, in Inghilterra.
La partita più lunga in un campionato mondiale è il sesto incontro tra Magnus Carlsen e Jan Nepomnjaščij durante l’edizione del 2021, della durata di… 7 ore e 45 minuti! Se escludiamo le competizioni internazionali, incontriamo un record ancora più sorprendente: una partita di 20 ore disputata nel 1989 durante un torneo a Belgrado.
Se pensiamo a singole mosse dalla durata record, spicca sicuramente quella elaborata dallo scacchista Francisco Torres Trois in Spagna nel 1980: richiese ben due ore e venti minuti!
Garry Kasparov è stato il più giovane campione mondiale, conquistando il titolo a soli 22 anni. Se consideriamo però il mondiale femminile, ancora più precoce è stata Maya Ciburdanidze, campionessa a soli 17 anni.
A Marostica, in Veneto, ogni anno si tiene una celebre rappresentazione… vivente degli scacchi. L’evento rievoca un’antica tradizione locale secondo la quale due giovani cavalieri, innamorati entrambi della figlia del castellano, decisero di sfidarsi a duello.
Per salvare le loro vite il castellano propose un’alternativa non cruenta: si sarebbero confrontati, appunto, con uno spettacolare match di scacchi incarnati da veri figuranti. Così, il vincitore venne proclamato senza spargimenti di sangue, con una grande festa e una sfilata.