La gallina… è così “gallina”?
di Ugo Cirilli
Volatile da cortile allevato fin da tempi lontanissimi, la gallina non è certo considerata un esempio d’intelligenza. Un’idea evidente da espressioni come “cervello di gallina” e dalla canzone dedicata all’animale dai comici Cochi e Renato: “La gallina non è un animale intelligente/lo si capisce/lo si capisce/da come guarda la gente”. Di recente ha fatto scalpore il litigio TV in cui lo scrittore Mauro Corona ha dato della “gallina” alla conduttrice Bianca Berlinguer, venendo escluso dal programma “CartaBianca” nonostante le successive scuse. Insomma, il povero volatile da cortile è giudicato in maniera tanto squalificante, da essere utilizzato… come insulto.
La sua apparenza probabilmente è all’origine del pregiudizio: osservando le galline muoversi lentamente nel pollaio o nel cortile, in effetti, non se ne ricava un’impressione di grande vivacità. Come vedremo, però, la scienza ha dimostrato che la “stupidità” della gallina è un falso mito. Conosciamo meglio questi uccelli, più complessi e affascinanti di quanto sembra.
Innanzitutto, una precisazione: gallo, gallina, pollo e pollastra sono tutti termini riferiti alla stessa specie, Gallus gallus domesticus. I primi sono il maschio e la femmina adulti, i secondi gli esemplari giovani che non hanno ancora raggiunto l’età riproduttiva.
Sembra che questi volatili abbiano origini indiane e siano arrivati poi in Europa attraverso l’antica Persia. Sono animali onnivori che, in libertà, mangiano semi, insetti, vermi, a volte rettili come lucertole e piccoli serpenti. Una loro particolarità è ingerire anche sassolini, che utilizzano per migliorare la digestione: non avendo infatti i denti, i frammenti rocciosi aiutano a sminuzzare il cibo nello stomaco. Inoltre, i minerali contribuiscono a formare un solido guscio delle uova.
Dall’aritmetica alle abilità atletiche: quando la gallina sorprende
Torniamo ora alla questione iniziale: le galline sono così stupide come vengono dipinte? La ricerca ha smontato questo pregiudizio, sorprendendoci.
Ad esempio, si ritiene che questi animali abbiano abilità aritmetiche di base: riescono a contare. In uno studio italiano, tra due insiemi di palline i pulcini mostravano di preferire quello più numeroso, con 4 elementi. Quando i ricercatori coprivano i gruppi di oggetti e spostavano alcune palline dall’uno all’altro, i pulcini si accorgevano dei movimenti e riuscivano a individuare di nuovo il più numeroso. Questo significa che, almeno fino alla cifra di 4, il loro cervello riesce a sommare e sottrarre mentalmente unità.
Possiamo quindi immaginare che la gallina adulta abbia capacità ancora superiori. La zoologa cinese Zhang Huating ha voluto comprendere fino a che punto possa spingersi l’intelligenza del volatile. I risultati del suo studio sono sorprendenti: le cinque galline da lei addestrate hanno imparato a giocare a bowling, fare lo slalom a comando tra alcuni paletti, camminare in equilibrio su un bastone, compiere lunghi salti, restare in equilibrio su un hula hoop, individuare un pallino di un colore preciso tra vari colori, perfino riconoscere una bandiera o una banconota di uno specifico taglio tra altre.
Una genitrice premurosa
Anche nella cura dei piccoli sembra che la gallina sia premurosa e intelligente. Per quanto gli studi sull’argomento non siano molti, si ritiene che comprenda bene i segnali di disagio dei pulcini, e adegui perfino il proprio comportamento a seconda delle esigenze di ognuno di loro, come se adottasse un “approccio educativo” ad hoc. In uno studio si è visto che le galline che avevano assaggiato vari cibi, più o meno gradevoli, sapevano indicare ai loro pulcini quale scegliere.
Una vista acuta e un cervello niente male
La scienza sa che anche a livello cerebrale e anatomico le galline hanno caratteristiche interessanti. Innanzitutto, non dobbiamo pensare che le dimensioni della loro testa indichino un cervello poco sviluppato. Hanno infatti un numero di neuroni simile a quello di un piccolo primate. Negli uccelli, la natura ha risolto il problema dello spazio ridotto con una concentrazione di neuroni superiore a quella dei mammiferi. Le galline, inoltre, vedono i colori in maniera particolarmente avanzata. Noi abbiamo tre tipi di fotorecettori (le cellule che captano i colori), corrispondenti all’incirca alla visione del verde, del rosso e del blu. Cogliamo le altre sfumature attraverso l’azione congiunta di più tipi di fotorecettori. Le galline hanno due tipi di fotorecettori in più: uno per l’ultravioletto e uno per captare meglio variazioni di luce e movimento. Il loro cranio sottile, inoltre, permette alla luce di raggiungere un’area cerebrale detta ghiandola pineale; anche una gallina cieca riuscirebbe quindi a rilevare delle variazioni di luminosità.
Le galline si rivelano quindi animali molto più complessi e intelligenti di come sono stati dipinti. Ne parla anche un esperto neuroscienziato e psicologo comparato, il dott. Giorgio Vallortigara, nel libro “Cervello di gallina. Visite (guidate) tra etologia e neuroscienze”: un viaggio alla scoperta delle complessità della mente, partendo proprio dal confronto con una specie tanto denigrata.
Conoscere la complessità delle galline getta una nuova luce su questi animali. Forse a tale “rivalutazione” è dovuto un trend dell’anno scorso, che ha visto apparire diverse galline condotte al guinzaglio come cagnolini per le vie di Milano. A dire la verità, il pioniere di questa tendenza era stato il calciatore Gigi Meroni negli anni ’60. Ciò che allora appariva eccentrico, potrebbe oggi trasformarsi in una nuova moda: online si trovano già apposite pettorine con guinzaglio per il nuovo “pet”…
Moda o non moda, la nuova sensibilità verso i volatili da cortile potrebbe portare a un abbandono delle brutali pratiche degli allevamenti intensivi, con le galline stipate in spazi strettissimi e ingrassate fino non reggersi sulle zampe.