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8 Febbraio 2022
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15 gennaio 1974, Happy Days debutta negli USA

 

di Ugo Cirilli

 

 

Era il 15 gennaio 1974 quando esordì sugli schermi TV USA una serie che avrebbe conquistato fans in tutto il mondo: “Happy Days”.

Ideata da Garry Marshall, che in seguito ha diretto celebri film come “Pretty Woman” (1990) e “Se scappi ti sposo” (1999), raccontava in maniera ironica e leggera l’America degli anni ’50.

Un Paese uscito dalla guerra e lanciato verso un boom economico crescente, visto attraverso la quotidianità di una famiglia middle-class: i Cunningham.

Howard (Tom Bosley), il padre, gestisce un negozio di ferramenta, la moglie Marion (Marion Ross) è una casalinga; la coppia ha tre figli, Chuck (Gavan O’Herlihy/Randolph Roberts), Richie (Ron Howard) e Joanie (Erin Moran).

 

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@adobestockfoto

 

Così, quantomeno, si presenta la famiglia Cunningham all’inizio di “Happy Days”; in seguito le cose cambieranno in maniera… misteriosa.

Man mano che gli episodi della serie si susseguono, con un pubblico sempre più numeroso, gli spettatori iniziano ad affezionarsi a un personaggio che doveva avere un ruolo marginale: Arthur Fonzarelli, per tutti Fonzie.

Interpretato da Harry Winkler, rappresenta l’incarnazione un po’ stereotipata e in versione “comedy” del ribelle anni ’50, in stile James Dean di “Gioventù bruciata”.

Fonzie, meccanico playboy, indossa sempre il giubbotto di pelle e ha i capelli coperti di brillantina. Si trasferisce a vivere in un appartamento sopra il garage dei Cunningham e diventa quasi un membro della famiglia, visto come un mentore dal figlio Richie.

 

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Proprio a Fonzie è dovuto il “mistero della serie”: l’improvvisa sparizione del figlio maggiore dei Cunningham, Chuck, che non viene mai giustificata in nessun modo. Da un certo punto, i coniugi iniziano a parlare dei loro “due figli” e il ragazzo non viene più mostrato.

Gli sceneggiatori decisero di cancellare il personaggio proprio per il successo di Fonzie; sarebbe stato lui il confidente di Richie, e non suo fratello maggiore.

Questa bizzarria ha dato origine alla scherzosa definizione di “sindrome di Chuck Cunningham”, utilizzata quando in una serie uno dei personaggi scompare improvvisamente senza motivo.

Al di là del curioso evento, “Happy Days” incontrò una grande popolarità con le sue vicende all’insegna del buonumore e, in fondo, rassicuranti. I problemi dei personaggi raccontano spesso le difficoltà dell’adolescenza e del passaggio all’età adulta, ma una soluzione appare sempre all’orizzonte.

Tanti i momenti cult rimasti nel cuore dei fans: l’incidente di Richie con il “duro” Fonzie che mostra il suo lato sensibile, commuovendosi e pregando per l’amico; la puntata con Robbie Williams dei panni dell’alieno Mork, da cui sarebbe nata la serie “Mork & Mindy”; quella con un giovane Tom Hanks nell’insolito ruolo del “cattivo”, un vendicativo karateka…

In un episodio il playboy Fonzie si trova per la prima volta a soffrire per amore, quando incontra Pinky Tuscadero: una grintosa motociclista che sembra il suo alter ego femminile.

“Happy Days” ha originato serie spin-off e rappresentato un formidabile trampolino di lancio per alcuni attori, come Ron Howard: oggi è uno dei più celebri registi di Hollywood.

Notevole anche l’impatto della serie nella cultura pop, tanto da originare vere e proprie espressioni entrate nel linguaggio comune: oltre alla già citata “sindrome di Chuck Cunningham”, si parla di “sindrome di Fonzie” quando un personaggio minore di una serie tv, di un film o di un romanzo acquisisce una popolarità inaspettata.

Si usa invece il modo di dire “saltare lo squalo” per indicare il momento in cui una serie tv o cinematografica inizia a perdere credibilità. È riferito a un episodio piuttosto inverosimile di “Happy Days” in cui Fonzie, praticando sci nautico a Los Angeles, scommette di riuscire a saltare uno squalo e riesce nell’impresa.

Era la quinta stagione e l’amata serie in realtà non andò incontro a un declino, arrivando a ben 11 stagioni. Quella scena suscitò però perplessità perfino tra i fans, giudicata eccessiva e poco credibile anche per uno spericolato come Fonzie.

Un emblema della portata di “Happy Days” nell’immaginario pop è evidente a Milwaukee, la città del Wisconsin che rappresenta la principale ambientazione della serie: nel 2008 un ente locale no-profit di promozione turistica commissionò una statua in bronzo dedicata a… Fonzie.

Il “Bronze Fonz”, come è chiamata l’opera dell’artista Gerald P. Sawyer, può essere ammirato sulla passeggiata del fiume Milwaukee. Alto 170 cm, sfoggia l’immancabile giubbotto di pelle mentre rivolge ai passanti un “OK” con i pollici delle mani in alto.

 

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Un richiamo alle scanzonate atmosfere che tanti fans portano ancora nel cuore.

 

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