Tom Cruise torna al cinema con il seguito di “Top Gun”
di Ugo Cirilli
“Top Gun” è stato uno dei grandi classici action anni ’80, un successo da oltre 170 milioni di dollari di incassi.
Una pellicola che si è distinta sicuramente anche per l’ambientazione: il mondo dell’aeronautica militare, con spettacolari duelli nei cieli.
Una scelta che rese particolarmente complesse e dispendiose le riprese: vennero utilizzati veri aerei militari F-14 Tomcats e perfino la portaerei USS Enterprise.
Sembra che il regista abbia speso ben 25.000 dollari solo per far invertire la rotta alla nave in una scena, riprendendo in controluce il decollo dei caccia.
Certo, come sappiamo l’audacia e gli investimenti sono stati premiati da un enorme successo di pubblico.
Quando un film acquisisce un tale status di cult, girare un seguito o un remake rappresenta sempre una scommessa. Sarà possibile replicare l’atmosfera e, soprattutto, l’accoglienza ricevuta dall’originale?
La sfida è stata raccolta dal regista Joseph Kosinsky, con Top Gun: Maverick, nelle sale dalla fine di maggio.
Un “sequel” che vanta un asso nella manica, come capiamo dal titolo: protagonista è ancora una volta Tom Cruise nei panni del tenente Pete “Maverick” Mitchell. E nel cast figura anche Val Kilmer, di nuovo nel ruolo dell’ammiraglio Tom “Iceman” Kazansky.
“A un certo punto ho capito che era arrivato il momento e che volevo riprendere la divisa, i pensieri, le azioni del mio tenente” ha spiegato Tom Cruise, anche co-produttore del film.
Ma veniamo alla trama: con quale espediente narrativo torna in scena il pilota? Nel nuovo capitolo, Maverick viene nominato addestratore di un team di dodici giovani aviatori.
Dovrà selezionare i sei migliori elementi per una missione ad alto rischio: distruggere un deposito di uranio controllato da uno Stato nemico.
Le sequenze di azione abbondano e un film che inscena uno scontro militare tra Stati, in un periodo come quello attuale, potrebbe sollevare polemiche.
Tuttavia, è lo stesso Tom Cruise a rifiutare l’etichetta di pellicola “guerrafondaia”: nel film, spiega, sono centrali i legami di amicizia e i rapporti umani che si creano, ad esempio, tra l’istruttore e i suoi allievi.
Tra questi, Maverick incontra Bradley “Rooster” Bradshaw, figlio del suo commilitone Nick “Goose” Bradshaw, che aveva perso la vita in un incidente mentre i due volavano insieme in addestramento.
Affranto dai sensi di colpa, il tenente aveva inizialmente respinto la domanda di arruolamento del giovane, per assicurarsi che non incontrasse la stessa sorte del padre.
Per questa ragione, tra allievo e istruttore si crea una certa tensione.
Ma si tratta di un rapporto destinato a evolvere, così come quello con Penny: una madre single, un amore del passato di Maverick che potrebbe riaccendersi…
Al di là delle sfumature più introspettive e di alcuni accenni d’ironia, lo stile adrenalinico è comunque la cifra distintiva del film.
E le riprese hanno avuto, anche in questo caso, costi importanti: sono stati utilizzati caccia F/A-18 Super Hornet e ogni ora di volo di un aereo ha richiesto oltre 11.000 dollari.
I velivoli erano guidati da piloti dell’aeronautica militare e gli attori viaggiavano come passeggeri, vivendo realmente il brivido dell’alta velocità.
Un sistema di telecamere e illuminazione della cabina creava l’illusione che fossero loro stessi ai comandi. Così, il cast ha dovuto sottoporsi a un pre-addestramento di tre mesi, prima di affrontare l’esperienza sui potenti caccia.
Quali risultati sta ottenendo il nuovo Top Gun al box office? Il sequel di un film tanto amato è stato un azzardo?
Sì, un azzardo vincente che ha superato il miliardo di dollari di incassi, un record anche per lo stesso Tom Cruise.
E le atmosfere del grande schermo “volano” anche nel mondo virtuale, con l’espansione a tema per il videogame Microsoft Flight Simulator.
I brividi ad alta quota continuano quindi a entusiasmare, oggi come negli anni ‘80.